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La chiamano “guerra asimmetrica”: a partire dall’8 luglio, raid aerei, lanci di razzi e di mortaio hanno causato da un lato del “fronte” 2.104 morti palestinesi, in gran parte civili (1.462, fra cui 500 minori e 250 donne) e dall’altro la morte di 64 soldati e quattro civili israeliani. Mentre gli sfollati interni hanno superato il 25% della popolazione palestinese residente nella Striscia.

Khuzaa (Striscia di Gaza), estate 2014: fra le macerie delle case distrutte (foto Unrwa). Il 10 agosto 2014 l’Unrwa stimava già a 10.800 le unità abitative distrutte o gravemente danneggiate nella Striscia dall’offensiva israeliana: il 70% in più che nelle operazioni del 2008-2009.

Dopo 50 giorni, da ieri sera è tregua nel conflitto fra Gaza e Israele scoppiato a luglio. Decine di migliaia di sfollati della Striscia hanno lasciato i ricoveri di emergenza. Ma 108 mila sono dei senza casa, perché nelle operazioni di guerra sono andate distrutte o sono state gravemente danneggiate 18 mila unità abitative.

Sulla catastrofe umanitaria della “terza guerra di Gaza”, rimasta senza vincitori, pesano per l’ennesima volta anche le omissioni, l’incapacità e l’impotenza della comunità internazionale.

Alla “fine” del conflitto l’Onu ha calcolato la presenza di 475 mila sfollati interni (oltre un quarto di tutta la popolazione palestinese della Striscia), alloggiati in scuole dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente), in centri del governo del Territorio palestinese o presso famiglie.

Le vittime palestinesi della “terza guerra di Gaza” nelle varie zone della Striscia (dati aggiornati a qualche giorno prima del cessate il fuoco del 26 agosto; fonte OCHA 2014).

«Non si deve, non si dovrebbe mai permettere che morti e feriti restino anonimi. I palestinesi non sono statistica. Se ne avessimo il tempo, vorrei condividere con voi le storie che hanno alle spalle le vittime di questo conflitto», ha detto nella prima settimana d’agosto il commissario generale dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi in Medio Oriente) Pierre Krähenbühl all’Assemblea generale del Palazzo di Vetro.

E tuttavia bastano poche cifre a rendere almeno la sproporzione e la tragica ottusità delle operazioni che si sono interrotte ieri: secondo dati di fonte Onu, a partire dall’8 luglio raid aerei, lanci di razzi e di mortaio hanno causato da un lato del “fronte” 2.104 morti palestinesi, in gran parte civili (1.462, fra cui 500 minori e 250 donne), e dall’altro la morte di 64 soldati e quattro civili israeliani (fra cui un bambino), più un cittadino thailandese in territorio israeliano.

Secondo l’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), l’estate 2014 ha visto «la più lunga, la più sanguinosa e la più distruttiva escalation di ostilità ai danni della popolazione di Gaza a partire dall’inizio dell’occupazione israeliana, nel 1967, con serie ripercussioni sullo stesso Israele». Le chiamano “guerre asimmetriche”…

Ma, d’altra parte, sul bilancio di queste settimane non può non pesare anche un grave episodio “collaterale”: pochi giorni prima del cessate il fuoco, nella Striscia di Gaza l’amministrazione di Hamas ha fatto eseguire in 48 ore 21 condanne a morte di altrettanti presunti “informatori”  di Israele giudicati con procedura sommaria e iniqua.

Collegamenti

Gaza: il primo bollettino dell’Ocha dopo il cessate il fuoco (27 agosto 2014)

Gaza: l’ultimo bollettino dell’Ocha prima del cessate il fuoco (26 agosto 2014)

Gaza: un aggiornamento on line della Bbc (27 agosto 2014)

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