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 La petizione per il riconoscimento della residenza ai titolari di protezione internazionale o umanitaria promossa dal coordinamento Nonsoloasilo di Torino (l’elenco completo delle associazioni aderenti in www.nonsoloasilo.org), approda oggi a “Diritto di tribuna”, uno spazio attraverso il quale cittadini, gruppi, associazioni possono portare all’attenzione dell’opinione pubblica e dell’Amministrazione cittadina le questioni che ritengono importanti per la Città.

Questa petizione, nei mesi scorsi, è stata firmata da 827 cittadini che chiedono per i rifugiati politici e titolari di qualche forma di protezione la possibilità di ottenere il certificato di residenza. Nella sala dei capigruppo del Municipio, di fronte ai giornalisti, al presidente del consiglio comunale Giovanni Ferraris e a consiglieri della maggioranza di centrosinistra, i firmatari della petizione hanno potuto esprimere il proprio punto di vista. In primo luogo hanno ricordato che i rifugiati politici, quanti cioè sono stati riconosciuti come perseguitati politici nel proprio Paese e sono accolti in Italia, secondo le convenzioni internazionali godono dei medesimi diritti dei cittadini dello Stato in cui sono accolti. Il certificato di residenza non dovrebbe pertanto essere messo in discussione dato che non solo è un diritto, ma addirittura un dovere per quanti risiedono in una Città. Inoltre i promotori dell’iniziativa sottolineano che ottenere la residenza non è soltanto una questione di documenti o di forma. La residenza non offre soltanto la possibilità di accedere ai servizi sociali, ma diventa una tappa fondamentale per chi voglia costruire un percorso di stabilità e di autonomia, soprattutto se si pensa che nel futuro di chi è rifugiato politico il ritorno in patria è un’opportunità assai remota. E così, se si vuole avere la patente, se si vuole indicare un indirizzo in un curriculum, se ci si vuole iscrivere all’università, se si ha bisogno di accedere al Servizio sanitario e non solo al Pronto Soccorso, per aprire un conto in banca o una partita Iva, per accedere alle case di edilizia popolare, ai servizi sociali, occorre avere la residenza in un Comune. Non è infatti senza motivo che anche l’UNHCR, l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, presente con un suo rappresentante a “Diritto di tribuna” sostiene questa richiesta.

Le amministrazioni comunali che non concedono la residenza spesso dichiarano che è impossibile dare tale documento a chi non ha un domicilio stabile e così l’amministrazione comunale di Torino rilascia la residenza solo ai rifugiati inseriti in qualche percorso o progetto ufficiale, lasciando fuori quanti, per limiti imposti dai programmi e dai progetti stessi, non hanno potuto accedere a queste opportunità. Eppure, attraverso la creazione di indirizzi fittizi, questo problema a Torino è stato risolto per le persone senza fissa dimora e soluzioni di questo tipo sono state trovare per i rifugiati politici in città come Roma, Palermo, Firenze. Inoltre, hanno ricordato i rappresentanti di Nonsoloasilo, per quanto riguarda Torino si tratta a oggi di riconoscere la residenza a circa 300 persone, un numero che pare sostenibile per una città di circa un milione di abitanti.

Dopo la presentazione a “Diritto di tribuna” la petizione verrà discussa nelle prossime settimane nelle Commissioni consiliari competenti.

 

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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