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Dublino, cronache d’autunno/ 3: dalla Svezia con timore

Fino alla metà di settembre, in Svezia i minori che nell’anno hanno ricevuto la decisione di trasferimento in Italia “a norma” del regolamento Dublino II sono 110. Di questi, 18 sono già stati trasferiti. Ma Save the Children Svezia ha chiesto al proprio governo di fermare questi procedimenti. La storia di Ali, la testimonianza della Ong svedese a Vie di fuga.

Qui sopra e più avanti nell'articolo: due immagini dal sito del Migrationsverket svedese.

«Per Save the Children Svezia è fondamentale che tutti i minori non accompagnati possano fare domanda d’asilo nell’ultimo Paese d’arrivo, cioè in quello in cui si trovano. È ciò che stiamo cercando di ottenere dal nostro governo (anche se, purtroppo, devo dire che al momento questo provvedimento non sembra avere molte possibilità): chiediamo un’“eccezione generale” per tutti i non accompagnati in Svezia, quale che sia il loro primo Paese d’arrivo…».

Vie di fuga ha contattato a Stoccolma Mikaela Hagan, programme officer e responsabile del lavoro su minori separati e regolamento di Dublino condotto da Rädda Barnen, la branca svedese di Save the Children, dopo che nelle scorse settimane questa Ong ha chiesto al governo di Stoccolma  di fermare i trasferimenti verso l’Italia di minori stranieri non accompagnati (Msna) decisi nell’ambito del regolamento Dublino II.

Nel comunicato con cui Rädda Barnen aveva dato notizia della richiesta si legge: «Relazioni recenti hanno riferito delle gravi carenze del sistema d’asilo italiano. Vi sono minori che denunciano abusi e di essersi trovati a vivere in strada, nella mancanza di vitto e alloggio… In Svezia le richieste d’asilo di minori non accompagnati devono essere trattate secondo quanto stabilito dalla Convenzione Onu dei diritti dei minori».

“Meglio clandestini”

Mikaela Hagan ci ha riferito questi dati: fino alla metà di settembre 2012, i minori che nell’anno hanno ricevuto la decisione di trasferimento in Italia “a norma” del Dublino II sono 110. Di questi, 18 di sono già stati trasferiti. Nel 2011 le decisioni erano state 65 di cui 14 eseguite, e nel 2010 rispettivamente 79 e 22.

Per descrivere il contesto di queste cifre bisogna aggiungere che nel 2011, anno degli ultimi dati completi, l’autorità svedese per l’immigrazione, il Migrationsverket, ha ricevuto 2.657 richieste di soggiorno di minori non accompagnati, e 2.036 di questi hanno ottenuto un permesso. I “casi Dublino” sono stati in tutto 109: 26 sono stati trasferiti nei Paesi “competenti” (soprattutto l’Italia ma non solo) e 83 sono stati assegnati alle autorità di polizia. «58 di questi 83 minori, infatti, si sono dati alla clandestinità – spiega Hagan – e gli altri 25 hanno detto chiaramente che non volevano essere trasferiti. Non sappiamo quanti di loro siano poi stati trasferiti “con successo”. Ma la polizia a quanto pare sta intensificando gli sforzi in questa direzione e le identificazioni in strada si stanno facendo più frequenti. Così, adesso, vediamo un gruppo crescente di minori senza documenti che cercano di far scadere il limite di 18 mesi dopo il quale possono accedere a una normale procedura d’asilo».

Il silenzio di Ali

A settembre ha destato scalpore nel Paese scandinavo la testimonianza di Ali, 15 anni, afgano. Arrivato dall’Italia, è incappato nella “procedura Dublino”. Manifesta un forte disagio. Afferma di avere subito percosse e abusi sessuali in un centro di accoglienza del nostro Paese: accuse pesanti, anche se, certo, difficili da verificare. La procedura va avanti, la richiesta di permesso di soggiorno di Ali viene respinta. «E lui alla fine si è cucito la bocca, come a dire: dal momento che la mia storia non vi interessa non parlo più», riferisce Hagan. Il ragazzo è stato ricoverato in un reparto di neuropsichiatria infantile, il suo caso è stato riaperto. Ma Ali non è l’unico Msna che in Svezia ha raccontato di abusi e di una vita da “sans-papier” in Italia.

Per correttezza “territoriale” Mikaela Hagan preferisce non esprimere giudizi sulla situazione italiana al di fuori della propria esperienza, cioé di ciò che accade  in Svezia. Ma conclude: «Io stessa di recente ho ricevuto un paio di chiamate da miei concittadini che continuano a seguire ragazzi non accompagnati trasferiti nel vostro Paese e che praticamente vivono in strada, senza luoghi di riferimento, senza né vitto né alloggio. È possibile che queste situazioni siano il frutto della scarsa collaborazione fra i servizi svedesi e quelli italiani».

La Svezia, fra tutti i paesi aderenti al “sistema Dublino”, è il terzo per numero di richieste di “assunzione di competenza” rivolte all’Italia, dopo la Svizzera e la Germania. Nel 2011, anno degli ultimi dati disponibili, le richieste trasmesse dal Paese scandinavo all’Unità Dublino presso il Viminale sono state 1.446 (adulti e minori): 744 di queste sono state accolte e delle rimanenti 127 sono state respinte, per 218 si sono “acquisite informazioni” e 357 erano ancora in istruttoria alla fine dell’anno.

 

 Collegamento

La richiesta di Rädda Barnen (settembre 2012, in inglese)

 Leggi anche su Vie di fuga

 Children on the move: un progetto di Save the Children Italia

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