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Accordo Ue-Turchia: la fretta, le promesse, la realtà

L’accordo UE-Turchia del 18 marzo è entrato in vigore domenica. Si preparano i centri chiusi gestiti dalla polizia. Ma, avverte l’UNHCR, la Grecia «non ha i sistemi operativi per valutare le richieste d’asilo su nessuna delle isole. Né è ancora nelle condizioni adatte per accogliere dignitosamente e in sicurezza le persone in attesa di decisione».

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Foto Amnesty International, marzo 2016.

 

Le autorità elleniche si stanno «preparando». Sono arrivati 10 osservatori dalla Turchia. Mancano ancora, naturalmente, i 2.300 “esperti” dell’UE (funzionari, agenti e traduttori) previsti per realizzare il programma. Gli attuali hotspot stanno diventando centri chiusi gestiti dalle forze di polizia. Ma soprattutto la Grecia, almeno «al momento», «non ha i sistemi operativi per valutare le richieste d’asilo su nessuna delle isole. Né è ancora nelle condizioni adatte per accogliere dignitosamente e in sicurezza le persone in attesa di decisione»: UNHCR, 21  marzo 2016, il giorno dopo la frettolosa entrata in vigore dell’accordo UE-Turchia del 18 marzo. Queste considerazioni non sono state affidate a un comunicato stampa ufficiale, ma si trovano, nero su bianco, nei documenti di monitoraggio quotidiano dell’Alto commissariato ONU sulla situazione nel Mediterraneo orientale.

Intanto, nelle prime 36 ore di vigenza teorica dell’accordo sono sbarcati sulle isole dell’Egeo circa 1.600 nuovi rifugiati e migranti.

Ieri mattina, in Grecia erano così in tutto 50 mila: 5.500 sulle isole più 44.500 sul continente (di cui oltre 13.000 nel fango della tendopoli di Eidomeni, sul confine con la Macedonia): 50 mila persone dal destino incerto, a dispetto di ogni accordo e proclama. Per oltre la metà del totale sono donne, bambini e ragazzi under 18, tutti bloccati alle soglie della “rotta dei Balcani” ormai sbarrata.

Ma i prigionieri della rotta diventata vicolo cieco non si trovano solo in Grecia: domenica 20 marzo l’UNHCR stimava 1.300 fra rifugiati e migranti bloccati in Macedonia, 2.000 in Serbia, 200 in Croazia e una sessantina in Slovenia. In tutta la giornata, almeno ai varchi ufficiali di frontiera da Lubiana al confine greco-macedone non ne è stato lasciato passare nessuno.

Europa e Turchia, 18 marzo 2016: dalla Dichiarazione

“Tutti i nuovi migranti irregolari che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche a decorrere dal 20 marzo 2016 saranno rimpatriati in Turchia, nel pieno rispetto del diritto dell’UE e internazionale, escludendo pertanto qualsiasi forma di espulsione collettiva. Tutti i migranti saranno protetti in conformità delle pertinenti norme internazionali e nel rispetto del principio di non-refoulement. Si tratterà di una misura temporanea e straordinaria che è necessaria per porre fine alle sofferenze umane e ristabilire l’ordine pubblico. I migranti che giungeranno sulle isole greche saranno debitamente registrati e qualsiasi domanda d’asilo sarà trattata individualmente dalle autorità greche conformemente alla direttiva sulle procedure d’asilo, in cooperazione con l’UNHCR” (dalla Dichiarazione, punto 1).

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