Skip to content

Archivio Author: Giorgio Morbello

Raccomandazioni elvetiche: “Non in Italia!”

L’Operazione “Mare Nostrum” è partita: navi, elicotteri e mezzi di ogni tipo per soccorrere i naufraghi del mare, per impedire altre tragedie come quelli recenti attorno a Lampedusa. “Sarà un’operazione militare ed umanitaria e prevede il rafforzamento del dispositivo di sorveglianza e soccorso in alto mare per incrementare il livello sicurezza delle vite umane”, ha spiegato il ministro della Difesa, Mario Mauro. Ma se in alto mare i migranti o possibili rifugiati politici staranno più al sicuro non altrettanto si può dire per quello che li aspetta una volta sbarcati.

Fondi europei per i rifugiati e per l’integrazione

E’ stato prorogato il termine per la presentazione dei progetti finanziati dal Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi Terzi (FEI). Le proposte, infatti, non dovranno essere più presentate entro il 30 settembre 2013, bensì entro il 10 ottobre 2013.

“Costi disumani”: una ricerca di Lunaria

Si chiamano comunemente “politiche di contrasto all’immigrazione irregolare” e, in concreto, si tratta di respingimenti, detenzione, rimpatri: politiche coordinate a livello europeo e messe in pratica in ogni singolo Stato. Politiche che hanno dei costi. L’associazione Lunaria, forte dell’esperienza nelle campagne “Sbilanciamoci!”, ha provato ad analizzare questi costi, un lavoro che ha un senso particolare in un periodo di crisi economica e di spending review.

Sprar 2014 – 2016: il bando

Da più parti invocato, atteso, sollecitato, è finalmente uscito il bando dello SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per il triennio 2014-2016 che destina il Fondo per l’accoglienza di rifugiati politici e richiedenti asilo. Rispondendo a questo bando si può avere accesso al “Fondo nazionale politiche e servizi dell’asilo” la vera e propria spina dorsale delle iniziative nazionali relative a richiedenti asilo e rifugiati politici.

Piemonte: un tavolo da riaprire

Le lunghissime liste di attesa per ottenenere un posto nel circuito di accoglienza per i rifugiati politici (Sprar); gli stabili vuoti occupati da rifugiati e richiedenti asilo (ultimi in ordine di tempo quelli dell’ex Villaggio Olimpico), la logica emergenziale che non permette una progettualità di lungo periodo:  sono questi alcuni aspetti delle politiche su rifugiati e richiedenti asilo in Piemonte. A fronte di questa situazione il Coordinamento “Non solo asilo” che dal 2008  raduna numerosi enti territoriali che in Piemonte si occupano di asilo politico,  ha deciso di fare un passo significativo. Una lettera per ripartire Ha deciso di prendere unfficialmente e pubblicamente posizione rispetto alla riaperture di un tavolo di co-progettazione regionale che possa affrontare tali questioni in modo più strutturato ed efficace. La lettera è stata indirizzata a tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di rifugiati politici e richiedenti asilo, in primo luogo le Prefetture, ma anche gli Assessorati regionali e municipali competenti, i sindaci, l’Anci e la Compagnia di San Paolo che ha contribuito a finanziare alcuni importanti progetti. La richiesta del Coordinamento non nasce come una novità: tra il febbraio 2009 e l’ottobre 2012 un organismo di co-progettazione si è riunito regolarmente, mettendo a confrotno realtà istituzionali e del privato sociale e permettendo, pur con i forti limiti legati ai finanziamenti e ai posti insufficienti del previsti dal sistema di accoglienza, di affrontare in modo costruttivo alcune situazioni delicate. Ma da allora la cosiddetta Emergenza Nord Africa hacatalizzato tutte le risorse economiche e

Villaggio olimpico okkupato

L’ “emergenza Nordafrica” a Torino si è chiusa e, come era facile prevedere, è arrivata la prima occupazione. Circa 450 persone, per lo più titolari di un permesso di protezione umanitaria valido un anno e uscite dal circuito di accoglienza emergenziale messo in piedi dalla Protezione civile, sono entrate in tre palazzine vuote del Villaggio olimpico di Via Giordano Bruno, trasferendosi con bagagli, materassi ed effetti personali.

I No Tav con i rifugiati del Villaggio olimpico

“Ex Moi e No Tav uniti nella lotta”: recita così lo striscione esposto domenica 28 aprile nel cortile delle palazzine occupate dell’ex Villaggio olimpico a Torino. Sigle strane, cacofoniche, ma che dentro di sé sono piene di vite e storie. E se tutti sanno che cosa sia la Tav, Moi sta per Mercati Ortofrutticoli all’Ingrosso: era la destinazione di uso di questa porzione di Città, prima che venisse “riqualificata”, trasformata in Villaggio Olimpico per gli atleti di Torino 2006 e, oggi, per buona parte abbandonata a se stessa, in stato di abbandono. Dignità per i rifugiati, dignità per la valle E’ qui che hanno occupato tre palazzine vuote le 430 persone finite in strada dopo la fine della cosiddetta “Emergenza Africa”. In questa domenica di fine aprile i Comitati No Tav Val Sangone, Collina morenica e Torino portano il proprio sostegno, la propria solidarietà. E lo hanno fatto nel modo più semplice e diretto: organizzando un pranzo schietto e genuino: riso, sugo, fagioli, ceci, cipolle e toma della valle per chiudere con buonissime torte fatte in casa. Hanno partecipato anche abitanti del quartiere e simpatizzanti che hanno voluto passare insieme un momento di festa. Ma che cosa c’entra il movimento No Tav con i rifugiati politici, i richiedenti asilo, con i 430 dell’ex Moi? “Noi vogliamo – si legge nel volantino che spiega l’iniziativa – affermare la priorità della dignità di tutte le persone e la tutela dei loro diritti, mentre l’accumulazione della ricchezza nelle mani di pochi condanna la

La fabbrica di irregolari

E arrivò un altro decreto. Dopo la chiusura dell’“Emergenza Nord Africa”, con la coda di polemiche e critiche che si è portata dietro (https://viedifuga.org/?p=7666), compare sulla Gazzetta Ufficiale del 12 marzo un decreto “ad personas”, ovvero rivolto a tutte le persone che sono giunte in Italia tra il 1° gennaio e il 5 aprile 2011 in seguito ai fatti della “Primavera araba”. Il decreto prevede che, alla scadenza del 31 marzo, alle persone entrate in Italia tra gennaio ed aprile 2011, non verrà rinnovato il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari. Per loro restano così due sole possibilità: il rimpatrio assistito oppure la conversione del permesso “umanitario” in permesso di lavoro per motivi di lavoro, famiglia o studio. Dopo il 5 aprile 2011… Chi invece è entrato in Italia dopo il 5 aprile 2011 e non ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato politico, ha la ragionevole speranza che la sua posizione sia rivista e che gli sia riconosciuto il diritto a stare in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Ma da dove nasce la data limite del 5 aprile 2011? Tra gennaio e aprile di quell’anno entrarono in Italia circa 23.000 persone in fuga dalla Tunisia in rivolta. Il governo italiano di allora, che in un primo momento parve non farsi carico della questione dato che molte di queste persone erano dirette in Francia, fu costretto, anche per l’atteggiamento delle autorità francesi che chiusero il valico di Ventimiglia, a prendere delle iniziative. Ai tunisini

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

Pubblicazioni