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Basta con le politiche dell’emergenza. I comunicati stampa dei coordinamenti del Piemonte e della Lombardia

Le ondate di sbarchi degli ultimi mesi (ndr le ultime stime ufficiali parlano di 18.000 arrivi) hanno fatto emergere, in una maniera lampante, una contraddizione foriera di critiche e di dubbi: ancora  una volta le scelte politiche delle istituzioni italiane si stanno orientando sull’emergenza. Riportiamo qui i comunicati del Coordinamento Non solo Asilo della regione Piemonte e del Coordinamento lombardo per l’asilo; due voci che raccontano come si stia ripetendo una vecchia vicenda ancora impressa sulla pelle di migliai di uomini e donne. La volontà è quella di non ricadere in errori già commessi ma di superare i luoghi comuni e le facili soluzioni per operare un reale cambiamento.

COORDINAMENTO NON SOLO ASILO – COMUNICATO STAMPA 10 APRILE 2014

Emergenze perché?
Abitudine? Disorganizzazione? Scelta deliberata?

Dal 2011 al 2013 la disastrosa esperienza dell’Emergenza Nord Africa (con lo strascico di varie interrogazioni sul corretto utilizzo dei fondi) ha dato modo ai diversi territori italiani e agli enti di tutela dei richiedenti asilo di verificare le derive verso cui si può andare quando invece di affrontare la questione centrale (creare un adeguato piano nazionale di accoglienza per richiedenti asilo) si sceglie di attuare “interventi tampone” che non affrontano in modo serio il bisogno di adeguate accoglienze per tutti, debitamente monitorate.

L’emanazione del nuovo bando SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) per il triennio 2014-2016, con l’aumento dei posti ordinari da 3mila a 13mila e la possibilità di prevedere un meccanismo di ampliamento dello stesso attraverso i posti aggiuntivi finanziabili in caso di necessità, fino a 20mila posti, ha alimentato la speranza che finalmente si volesse costruire un sistema di accoglienza nazionale che rispondesse a standard qualitativi capaci di garantire percorsi di accompagnamento uniformi sul territorio del nostro Paese ad un numero adeguato di persone. La sua precedente ristrettezza, infatti, è stata una delle costanti concause dello stato di “emergenza” in cui ha detto di trovarsi il nostro Paese di fronte all’arrivo dei profughi.

Tra il 2002 e il 2007 in Italia si sono registrate mediamente tra le 12.000 e le 17.000 nuove domande d’asilo all’anno1, “dal 2008 al 2013 invece la media delle domande d’asilo presentata in Italia è stata di 24.234 salita a 27.500 negli ultimi tre anni ma rimanendo di molto inferiore al numero di domande presentato nello stesso tempo in Germania, Francia, Svezia e Turchia”.

Il fatto che non si sia pensato di programmare o di adeguare un sistema di accoglienza sulla base delle presenze registrate negli ultimi anni e non si sia previsto uno stanziamento di fondi necessari ad assicurare la protezione di richiedenti asilo fa sorgere alcune domande: si è trattato di inerzia, di disorganizzazione, o di una scelta deliberata per poter così far ricorso in caso di “emergenze” a un sistema di accoglienza parallelo in cui coinvolgere anche organizzazioni, private e non (come strutture alberghiere e altri luoghi di accoglienza del tutto privi di esperienza in questo settore), spesso privi di professionalità ed etica (come denunciato dalle molte inchieste giornalistiche e di ONG indipendenti), a cui affidare, fuori dai normali vincoli e controlli del sistema nazionale di accoglienza, i profughi in arrivo? E chi ci guadagna dalla creazione di tale sistema aggiuntivo e non integrato con lo SPRAR?
Tale sistema parallelo, infatti, non solo non garantisce adeguata tutela e accoglienza alle persone che giungono sulle nostre coste, ma genera addirittura un esborso economico maggiore rispetto a quello previsto per lo SPRAR, a fronte di una minor riuscita dei percorsi di accompagnamento delle persone coinvolte, che rimangono nella maggioranza dei casi solo parcheggiate da qualche parte, come è risultato evidente dall’esperienza ENA.

Purtroppo dobbiamo registrare che le speranze riposte nel previsto aumento dei posti erano false: in seguito all’aumento degli sbrachi sulle coste italiane nei primi mesi del 2014, si è aperta la nuova pagina dell’ “emergenza sbarchi”. Il Ministero dell’Interno – con la circolare del 19 marzo 2014 – ha dato mandato alle Prefetture di collocare circa 2.300 persone richiedenti asilo in strutture del territorio nazionale diverse rispetto a quelle dello SPRAR. Questa scelta è stata giustificata sostenendo che non vi fossero i fondi per attivare i posti aggiuntivi previsti dall’allargamento delle accoglienze SPRAR, salvo poi individuare delle risorse economiche per sostenere un sistema parallelo. Non va dimenticato il fatto che lo SPRAR permette percorsi di accompagnamento per un tempo di almeno 6/9 mesi, mentre alcune delle accoglienze attivate con l’emergenza sbarchi copriranno un periodo per ora di soli 3 mesi.

Perché ancora una volta si è deciso di non coinvolgere – sia a livello nazionale che locale – le Regioni, le Province, i Comuni, i soggetti del Terzo Settore con provata esperienza, così da affrontare la situazione ed evitare le note derive che un sistema parallelo può produrre?

Siamo solidali con tutti coloro che sono stati ospitati all’interno di questo nuovo carrozzone denominato “Emergenza sbarchi” e auspichiamo che vengano al più presto sbloccati i fondi per l’allargamento dello SPRAR al fine di renderlo operativo evitando che troppe persone richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale subiscano decisioni che avranno ripercussioni negative sulla loro vita.

Ci piace ricordare che quelle che vengono presentate come emergenze spesso non lo sono, ma il modo in cui vengono affrontate può contribuire a produrre emergenze reali: concentrazioni di persone abbandonate in situazioni di disagio abitativo, dimenticate sul territorio senza reali percorsi di autonomia e integrazione.

Dichiariamo ancora una volta la nostra disponibilità a collaborare per trovare possibili vie di uscita da questa situazione, che per altro da tempo proponiamo e che sono state oggetto di diverse discussioni pubbliche, presenti anche sul nostro sito www.nonsoloasilo.org.

Torino, 10 aprile 2014

Il Coordinamento Non solo asilo3

 COORDINAMENTO LOMBARDO PER L’ASILO – COMUNICATO STAMPA 27 MARZO 2014

Per un sistema d’asilo e non di emergenza
Il Coordinamento Regionale per l’Asilo della Lombardia dice “no” a una nuova “emergenza nord Africa”

Con le circolari dell’8 gennaio prima e del 19 marzo poi, il Ministero dell’Interno ha chiesto alle Prefetture di individuare e attivare tempestivamente posti disponibili per l’accoglienza di 2.300 richiedenti asilo recentemente sbarcati, fuori dal circuito di accoglienza dello SPRAR.

Le circolari riportano alla mente la recente esperienza della cosiddetta ”Emergenza Nord Africa” (ENA): ancora una volta si chiede alle Prefetture di individuare strutture di accoglienza “straordinaria” per ospitare i “profughi” in arrivo, preferibilmente in strutture non alberghiere (non escluse). Il 19 marzo viene già proposta una lista che assegna 40 posti in diverse province d’Italia, senza un criterio di proporzionalità con la popolazione residente e prevedendo altri possibili invii.

Ancora una volta il Ministero adotta misure straordinarie, non certo dovute all’arrivo di flussi massicci ed imprevedibili, ma per la mancanza di un unico piano nazionale di accoglienza dei richiedenti asilo e di integrazione sociale dei titolari di protezione. La scelta del Ministero viene motivata dal fatto che mancherebbe la copertura economica necessaria a dare attuazione all’allargamento dei posti disponibili nello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), che da gennaio 2014 vede la rete nazionale di accoglienza incentrata sugli enti locali in grado di garantire quasi 20.000 posti di accoglienza integrata.

L’esperienza assai negativa dell’ENA pare ripetersi: due anni dopo si adottano ancora costosi interventi di tipo straordinario, rischiando di compromettere, come ha fatto notare anche l’ANCI, il percorso di messa a regime del sistema di accoglienza.

L’avvenuto invio di circa 300 persone in Lombardia, fatte accogliere frettolosamente, anche in strutture alberghiere, fa emergere quanto detto anche sul nostro territorio.

Pertanto il Coordinamento Regionale per l’Asilo della Lombardia chiede:

1) che si proceda all’attivazione immediata di tutti posti aggiuntivi che la rete SPRAR ha messo a disposizione, al fine di garantire standard adeguati di protezione per i richiedenti asilo e contenimento della spesa pubblica;

2) che non si costituisca l’ennesimo sistema di accoglienza parallelo facendo ricorso a strutture alberghiere, con un danno per le casse dello Stato, un abbassamento degli standard di tutela dei richiedenti asilo e della procedura di riconoscimento della protezione internazionale.

Coordinamento Regionale per l’Asilo della Lombardia

 

 

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