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di Silvia Ponzio

Dai rapporti UNHCR emerge che negli ultimi anni i rifugiati in Brasile sono aumentati esponenzialmente. Per non aver definito delle quote d’ingresso e per il sistema di accoglienza e di reinsediamento, il Brasile è assurto a modello per gli altri Paesi. Ma dal 2010, dopo l’arrivo cospicuo di migranti da Haiti, è stato introdotto un visto di ingresso che ha diminuito il numero di riconoscimenti.

Il Brasile è terra d’accoglienza e riconosce come rifugiati tutte le persone i cui diritti sono stati violati in maniera sistematica. Per il momento non ha ancora posto dei limiti ufficiali all’ingresso di stranieri, perché l’Oceano Atlantico è una barriera geografica naturale che lo separa dalle tradizionali rotte migratorie, ma sembra che dal 2011 nel Paese siano stati riconosciuti molti meno status di rifugiati. Ad oggi è stato calcolato che sono presenti circa 4500 rifugiati provenienti da oltre settanta Paesi diversi e tutti vivono in centri urbani. Le principali destinazioni sono Brasilia e San Paolo, nel sud del Paese, ma recentemente anche Manaus, capitale dell’Amazzonia, ha iniziato ad accogliere un numero importante di rifugiati. Essendo un porto importante e un centro di snodo per il sistema fluviale della regione, Manaus è passata ad essere da meta di passaggio a città d’accoglienza.
I rifugiati provengono per il 63% dall’Africa, il 23% dall’America, il 10% dall’Asia e il 2% dall’Europa. Arrivano soprattutto da Angola (38%), Colombia (15%), Repubblica Democratica del Congo (11%), Liberia (6%), Iraq (5%).

Unhcr - Brasile

In Brasile, oltre alla protezione giuridica i rifugiati hanno diritto ai documenti e all’accesso alle politiche pubbliche nazionali. 
L’Unhcr opera col Comitato Nazionale per i Rifugiati (CONARE), con il settore privato e le organizzazioni della società civile per fornire assistenza umanitaria e facilitare l’integrazione e l’autonomia dei rifugiati, attraverso il rafforzamento delle reti di sostegno della società civile, la promozione di attività volte all’autosufficienza e l’inserimento in programmi sociali e politiche pubbliche.
Nel novembre 2004, i governi e i rappresentanti della società civile di venti Paesi dell’America Latina si riunirono in Messico per dare una risposta comune sul tema dei rifugiati e degli sfollati interni. Arrivarono all’elaborazione della Dichiarazione del Messico e Piano d’azione per il rafforzamento della protezione internazionale dei rifugiati in America Latina (o Piano d’Azione del Messico) che definisce le priorità e le strategie di protezione per rafforzare la protezione internazionale dei rifugiati in America Latina.
Nello stesso anno il governo brasiliano propose un programma di solidarietà di reinsediamento. Da allora, il numero di rifugiati entrati in Brasile è cresciuto e i programmi di protezione e di assistenza sono migliorati, offrendo soluzioni innovative, come l’accesso ai programmi di microcredito e alle abitazioni locali, che facilitano l’autosufficienza e l’integrazione dei beneficiari.

Il Brasile è oggi un paese di riferimento per il reinsediamento e ha attirato le attenzioni su di sé soprattutto nel 2007 quando accolse 108 rifugiati palestinesi dall’Iraq che avevano vissuto per quattro anni in un campo profughi in Giordania.
Dopo il terremoto del 2010, una flusso costante di profughi ambientali haitiani ha iniziato ad arrivare in Brasile, soprattutto nelle città di Tabatinga e Brasileia che hanno denunciato la mancanza di strutture e risorse per l’assistenza sanitaria e alimentare. Per correre ai ripari, il governo brasiliano ha imposto un visto di ingresso. Il ministro della Giustizia José Eduardo Cardozo ha annunciato: “Il governo non mostrerà indifferenza di fronte alla vulnerabilità economica dei migrati haitiani. Ma chi non avrà un apposito visto non potrà più entrare in Brasile”. Ora non resta che aspettare i nuovi sviluppi.

Fonti:
http://www.onu.org.br/
Sito ufficiale Conare
http://www.infosud.org/spip.php?article9848

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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