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Capodanno in mare per Sea Watch e Sea Eye. Sbarchi, – 80% in un anno. Meno vittime ma traversate piu’ pericolose

Alla fine del 2018 del “rancore” e del “coraggio”, l’UNHCR si è trovato a dover ripetere un appello che un anno fa sarebbe suonato incredibile e grottesco: «Per il 2019 c’è un bisogno sempre più urgente di mettere fine all’approccio “nave per nave” attualmente in uso».

Una nave di Sea Watch (foto d’archivio della ONG).

Sarà un difficile capodanno in mare per le navi Sea Watch e Sea Eye con a bordo 49 rifugiati e migranti (fra cui bambini piccoli) soccorsi nei giorni scorsi nel Mediterraneo centrale e che ad oggi nessuno ha accettato di accogliere, tranne alcune città tedesche fra cui Berlino, Amburgo e Brema.

Ancora una volta, a San Silvestro l’UNHCR si è trovato a dover ripetere un appello che un anno fa sarebbe suonato incredibile e grottesco: «Per il 2019 c’è un bisogno sempre più urgente di mettere fine all’approccio “nave per nave” attualmente in uso, ed è necessario che gli Stati adottino un accordo regionale che permetta ai capitani delle navi di sapere con chiarezza e prevedibilità dove far sbarcare i rifugiati e i migranti soccorsi nel Mediterraneo».

Sempre più pericoloso il Mediterraneo centrale

Intanto il 2018 «del rancore», come lo ha battezzato l’agenzia Redattore sociale, secondo i dati del Viminale finisce in Italia con 23.370 “sbarchi”, contro gli oltre 119 mila del ’17 e gli oltre 180 mila del ’16: rispettivamente -80% e -87% circa. La nazionalità più numerosa è quella tunisina (oltre 5.000 persone); le altre nazionalità più rappresentate sono a seguire quella eritrea (oltre 3.000 persone), irachena (circa 1.800), sudanese (1.700), pakistana (1.600), nigeriana (1.250), algerina (1.200), ivoriana (1.100), maliana (900) e guineana (800).

Nell’anno che si chiude, nelle acque del solo Mediterraneo centrale hanno perso la vita 1.306 migranti (stima per difetto dell’OIM). Nel ’17 le vittime stimate erano state 2.853. Ma nell’ultimo anno la percentuale delle vittime rispetto a tutti i migranti che hanno tentato la traversata in queste acque è passata dal 2% al 3% circa: un aumento del 50%.

Avremo bisogno del loro coraggio

Nei giorni scorsi Amnesty International, alla fine di un amaro comunicato di retrospettiva sui diritti nel nostro Paese nel corso del 2018, segnalava nonostante tutto la «speranza di cambiamento incarnata nei cittadini e nelle associazioni che si sono organizzati per opporsi alla crescente violenza xenofoba e per offrire assistenza a rifugiati e migranti, anche sfidando leggi e politiche ingiuste o malamente applicate, in difesa dei diritti umani e dei valori costituzionali. Nel 2019 avremo ancora bisogno del loro coraggio e della loro energia, e di quella di sindaci, funzionari ministeriali, magistrati e altri rappresentanti delle istituzioni votati alla difesa dello stato di diritto e dei diritti di tutti, anche a costo di nuotare controcorrente».

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