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relitto-naufragio-sicilia2-1000x600L’Italia è il primo paese a cercare di dare una identità a chi muore durante il percorso di migrazione. Da qualche anno ha adottato un protocollo per identificare i morti del Mediterraneo e chiede al resto d’Europa di contribuire a creare un database dove poter incrociare le informazioni.

Il protocollo italiano fornisce delle linee guida comuni a chi si trova a intervenire in caso di naufragio con vittime o di recupero di imbarcazioni con cadaveri a bordo: le vittime sono fotografate con tutti gli oggetti di loro appartenenza, si crea così un “album” che le famiglie in cerca di un congiunto disperso possono consultare.

Il problema dell’identificazione post-mortem è che per molti anni non si sono raccolte informazioni e che molto spesso il personale delle navi di soccorso non è preparato a intervenire tempestivamente nella raccolta dei racconti dei sopravvissuti.

La grande spinta all’identificazione dei morti del Mediterraneo è avvenuta dopo i grandi naufragi al largo di Lampedusa. Secondo Cristina Cattaneo, il medico legale che è stato chiamato a Melilli a coordinare la squadra di dottori che cerca di dare un nome alle vittime del naufragio del 18 aprile 2015, “quegli episodi, proprio per la loro immensa tragicità, hanno scatenato la solidarietà di molti e spinto le autorità a muoversi in diverse direzioni. Anche in quella di facilitare il riconoscimento delle persone che hanno perso la vita. Il problema però sono i piccoli naufragi, quando scompaiono poche persone, o quando uno o due migranti scappano dai campi di accoglienza. Tutti hanno il diritto ad avere un nome: questo vuol dire che l’autopsia deve essere fatta bene e i segni devono essere raccolti e schedati, sempre“.

corona-di-fiori-per-i-migranti-morti-in-mare_416073Il protocollo italiano è comunque una buona prassi , segna un punto di inizio di un lavoro complesso e indispensabile perché per ogni persona morta c’è qualcuno che aspetta notizie. Oltre al lavoro compiuto da Catteneo c’è anche la ricerca, Human cost of border control, realizzata dalla Vrje Universiteit (VU) di Amsterdam insieme a Borderdeaths, la banca dati online che raccoglie informazioni individuali su 3.188 persone morte fra il 1990 e il 2013 lungo i confini meridionali d’Europa.

Questa banca data è una risorsa fondamentale perchè fornisce elementi come il luogo e la causa del decesso, il sesso, l’età, il paese di origine e se è stata identificata o meno. Queste informazioni sono state raccolte da diversi ricercatori che hanno ispezionato 563 uffici di stato civile in Spagna, Italia, Malta, Grecia e Gibilterra.

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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by Mauro Biani – Repubblica
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