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Decreto migranti e sicurezza: “Un passo indietro che produrrà irregolarità”

I primi elementi per orientarsi nel decreto migranti e sicurezza approvato ieri dal Consiglio dei ministri.

Roma, 24 settembre 2018 (foto ANSA).

La bozza di “decreto migranti” di queste settimane è diventata ieri un ancor più preoccupante decreto “sicurezza e immigrazione”. In attesa del testo definitivo, questo è il link del relativo comunicato del governo Conte. Qui i commenti del premier e del vicepremier Salvini (ma c’è anche, fuori dal coro, la voce del presidente della Camera Roberto Fico: “La sicurezza si costruisce tramite la costruzione di altri diritti, come quello all’istruzione, all’acqua pubblica, a vivere in una città sana. Prendere il tema solo dalla parte del bastone significa fare una politica sicuritaria e non di sicurezza”).

Qui di seguito, invece, altri tre commenti utili a inquadrare, da angolature diverse, la portata del provvedimento approvato ieri dal Consiglio dei ministri con una sconcertante «unanimità».

“Un passo indietro che non tiene conto da un lato delle vite e delle storie delle persone e, dall’altro, del lavoro di costruzione che da decenni tante organizzazioni umanitarie e di società civile hanno fatto in stretta collaborazione con le istituzioni, in particolare con gli enti locali, in un rapporto di sussidiarietà che ha rappresentato la linfa vitale del welfare del nostro Paese. Criminalizzare i migranti non è la via giusta per gestire la presenza in Italia di cittadini stranieri. Aumentare zone grigie, non regolamentate dalla legge, e rendere meno accessibili e più complicati i percorsi di legalità contribuisce a rendere il Paese meno sicuro e più fragile” (p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli).

“Il Decreto va a colpire diritti solennemente riconosciuti dalla nostra Costituzione e potrebbe avere conseguenze su temi che vanno al di là della questione migratoria”, ha dichiarato l’ex dirigente del Viminale Mario Morcone, oggi direttore del CIR. “Preoccupa molto anche l’effetto che alcune misure, come l’abolizione della protezione umanitaria avranno sulla gestione dei flussi migratori. È un Decreto che mira a creare irregolarità, non certo a gestire l’immigrazione. Togliere la possibilità di rilasciare un permesso umanitario a un richiedente asilo che ha compiuto un percorso di integrazione, trovando un lavoro e concorrendo positivamente al benessere generale, è una previsione che va contro ogni buonsenso. Vogliamo ricordare che le possibilità di rimpatriare i migranti irregolarmente presenti sul territorio sono davvero molto limitate”.

“Come pastori riconosciamo di non possedere soluzioni a buon mercato, ma questo non ci impedisce di continuare a sentirci responsabili di fratelli la cui storia sofferta ci chiede senza mezzi termini di osare la solidarietà, la giustizia e la fratellanza”, ha affermato ieri il card. Gualtiero Bassetti, presidente della CEI, rispondendo a una domanda precisa, per quanto non direttamente collegata al “decreto migranti e sicurezza”: che cosa farebbe la Chiesa italiana se dovesse ripetersi un caso analogo a quello della nave Diciotti, ad agosto?  Per i  credenti, ha spiegato Bassetti, “l’altro è non solo un essere da rispettare in virtù della sua intrinseca dignità, ma soprattutto un fratello o una sorella da amare”, come  ha ricordato qualche giorno fa Papa Francesco. “A nostra volta non ci stancheremo di testimoniarlo, richiamando lo stesso mondo della politica perché non ceda alla tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali” (fonte Fondazione Migrantes).

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