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L’“emergenza” è finita, anzi no

Dopo mesi di imbarazzante incertezza il Governo ha prorogato, in carico ai Prefetti, «un’accoglienza finalizzata a una progressiva uscita dal sistema» per quasi 17.000 persone. Inoltre dovrà chiudersi entro giugno la tortuosa procedura di riesame per i “diniegati” dell’ “emergenza Nordafrica.

Il palazzo del Viminale.

Il giorno di San Silvestro 2012 l’“emergenza Nordafrica” si è ufficialmente conclusa. Ma dopo mesi di imbarazzante incertezza il Governo ha prorogato con un’ordinannza della Protezione civile (n. 33 del 28 dicembre 2012), in carico ai Prefetti e per due mesi, sino alla fine di febbraio, «un’accoglienza finalizzata a una progressiva uscita dal sistema» (comunicato del Viminale, 28 dicembre 2012).

Per i 16.783 “profughi” rimasti a carico del sistema dell’“emergenza” a fine dicembre, o meglio per gli albergatori, gli enti e gli organismi del terzo settore più o meno non profit che li ospitano, si stanziano 35.433.300 euro, cioè fino a 35 euro al giorno a persona (questo se l’accoglienza si protrarrà realmente sino a fine febbraio; a quanto sembra, tuttavia, i Prefetti potranno “diluire” i fondi a disposizione lungo l’arco di sei mesi, sino alla fine di giugno).

La cifra è più ridotta rispetto a quanto corrisposto nel periodo precedente, ma rimane comunque elevata alla luce degli standard, non certo lusinghieri, delle prestazioni offerte agli ospiti in molte strutture nel 2011 e 2012.

L’ultimo governo Berlusconi e il governo Monti, infatti, hanno gestito la quasi totalità dell’“emergenza 2011” con un costoso sistema d’accoglienza provvisorio e parallelo, coordinato dalla Protezione civile (in alcune zone del Paese in collaborazione con le Regioni e le Prefetture) e che spesso si è appoggiato, in regime di convenzione (fino a 46 euro al giorno a persona) su strutture e organismi inadatti a questo compito delicato: case-vacanze, cooperative, fondazioni, alberghi e residence privi delle competenze necessarie per operare con i richiedenti asilo. Una categoria di “ospiti”, quest’ultima, che richiedeva un ascolto specializzato, mediazione culturale, orientamento e formazione per integrarsi il prima possibile, e non solo condizioni di vitto e alloggio più o meno dignitose (vale la pena di ricordare che nella gestione dell’“emergenza Nordafrica” piu’ volte sono mancate pure queste ultime). Questo circuito “emergenziale” è arrivato ad accogliere 26.000 profughi, perlopiù richiedenti asilo.

Sezioni a scadenza

L’ordinanza di Protezione civile contempla anche la “procedura Vestanet C-3 emergenza Nord-Africa” (vale a dire, la procedura inutilmente tortuosa messa a punto dal governo ad ottobre per riconoscere in sede di “riesame” la protezione umanitaria ai richiedenti asilo fuggiti dalla Libia che hanno visto respingere la loro domanda da parte delle Commissioni territoriali). Ovviamente la procedura «rimane operante» (art. 4 dell’ordinanza); inoltre, per assicurarne lo svolgimento, «le cinque Sezioni istituite nell’ambito delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale… continuano ad operare fino alla conclusione della procedura e comunque non oltre il 30 giugno 2013».

Alla metà dello scorso dicembre, secondo dati del Viminale raccolti dallo Sprar in una riunione alla presenza del ministro Cancellieri, le domande presentate dopo l’attivazione della “procedura Vestanet C3” erano 8.337.

 

Allegati (si ringrazia Migrantitorino.it)

L’ordinanza di Protezione civile n. 33 del 28 dicembre 2012 con la ripartizione dei fondi e gli ospiti ancora presenti, provincia per provincia

La circolare del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del 28 dicembre 2012

Leggi anche su Vie di Fuga

“Che ne sarà dei 22.000 dell’”Emergenza Nord Africa”?

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