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Libia/3: Amnesty, “l’Italia continui a proteggere migranti e rifugiati nel Mediterraneo”

Da Amnesty International, la denuncia su un episodio inquietante accaduto il 10 maggio: un barcone con 500 migranti e rifugiati in acque internazionali riportato in Libia da una motovedetta di Tripoli con l’avallo delle autorità italiane. E’ ancora più triste parlarne nei giorni di Manchester, come (è notizia di oggi) nel giorno dell’ennesimo disastro in mare al largo del porto libico di Zuara. Però qui non si tratta di “sicurezza” dal terrorismo o di “fatalità”, si tratta degli obblighi umanitari internazionali del nostro Paese.

Un centro di detenzione per rifugiati e migranti in Libia (foto MSF).

 

10 maggio 2017. Una richiesta di assistenza viene lanciata alla Guardia costiera italiana da un barcone pieno di migranti e rifugiati partito dalla Libia. A raggiungere il barcone, oltre alla nave di una ONG contattata proprio per questo dalle autorità italiane, è una motovedetta della Guardia costiera di Tripoli.

In quel momento il barcone è in acque internazionali (era in acque libiche al momento dell’SOS) ma ne prende il controllo, con un fare piuttosto spiccio, la motovedetta di Tripoli, che riporta 500 persone in Libia, “ponendole così a rischio di detenzioni illegali, tortura, stupri, trattamenti inumani e degradanti e ulteriori violazioni dei diritti umani”.

Lo ha denunciato ieri Amnesty International, che in una nota nella quale ricostruisce i fatti accusa: “L’episodio segna un’assai preoccupante discontinuità dalle procedure fino ad allora seguite nelle operazioni di ricerca e soccorso di migranti e rifugiati nel Mediterraneo centrale. Negli ultimi anni queste procedure sono state coordinate dalla Guardia costiera e dalla Marina italiana, di volta in volta assistite da altre Marine di stati membri dell’Unione europea, dall’agenzia europea Frontex, dall’operazione militare europea Eunavformed Sophia, da navi commerciali e, soprattutto a partire dal 2016, da navi delle ONG, consentendo a centinaia di migliaia di persone di approdare sane e salve in Italia”.

Amnesty teme così che “che l’Italia stia tentando di venire meno all’obbligo di proteggere le persone in fuga dalle massicce e sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia facilitando l’intercettamento di migranti e rifugiati, da parte delle autorità libiche, nel Mediterraneo centrale”.

La più autorevole ONG di advocacy sui diritti dell’uomo chiede fra l’altro: “Fino a quando la Libia rimarrà un paese non sicuro per i migranti e i rifugiati, i centri europei di soccorso marittimo (nella maggior parte dei casi l’MRCC [Maritime Rescue Coordination Centre, ndr] di Roma) dovranno ricorrere alla Guardia costiera libica solo quando strettamente necessario per salvare vite umane e se non vi siano altre navi a disposizione per assistere imbarcazioni in avaria, e solo in acque territoriali libiche”.

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