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Lotta alla tratta: i risultati nel passato, i rischi nel (prossimo) futuro

Nel 23° “Rapporto immigrazione 2013”, Caritas e Cnca fanno il punto sulla lotta contro la tratta e il grave sfruttamento in Italia: i risultati ottenuti in 16 anni, i cambiamenti del fenomeno, ma anche i rischi per il futuro. Infatti, per «la perdurante crisi economico-finanziaria che riduce in maniera sempre più drastica le risorse destinate alle politiche di welfare, appare evidente che il sistema dei servizi anti-tratta in Italia è a grave rischio di stallo».

L'”art. 18″, quello che prevede un permesso di soggiorno perché lo straniero vittima di tratta possa affrancarsi dalla violenza e dallo sfruttamento in un programma di assistenza e integrazione sociale, è ormai cosa di 16 anni fa. Insieme con l'”art. 13″, quello sui programmi di prima assistenza, l'”art. 18″ ha fatto dell’Italia, per lungo tempo, forse il Paese più avanzato nel panorama internazionale per la tutela delle persone trafficate.

Dal 2000 al 2012 sono 21.378 le persone che hanno deciso di partecipare a un programma di protezione sociale in una rete di enti locali e organismi privati accreditati nell’ambito di progetti co-finanziati dal dipartimento per le Pari opportunità. Mentre sono oltre 65 mila le persone che, nel medesimo arco di tempo, hanno ricevuto una qualche forma di supporto contro la tratta: informazioni, consulenza legale, consulenza psicologica, accompagnamento socio-sanitario) in progetti di protezione.

Ma oggi, come denuncia la ricerca Punto e a capo sulla tratta. 1° rapporto sulla tratta e il grave sfruttamento presentata in sintesi nel recente 23° Rapporto immigrazione 2013 di Caritas e Migrantes e realizzata dalla Caritas italiana e dal Cnca (Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza) in collaborazione con il Gruppo Abele e l’associazione On the Road, anche per «la perdurante crisi economico-finanziaria che riduce in maniera sempre più drastica le risorse destinate alle politiche di welfare, appare evidente che il sistema dei servizi anti-tratta in Italia è a grave rischio di stallo, se non di collasso».

La protezione non è un “premio” per testimoni di giustizia!

Il rapporto di ricerca di Caritas e Cnca, che si avvale dell’esperienza sul campo di 156 enti impegnati nel settore (v. anche la nostra scheda in allegato), elenca fra i punti critici di questo sistema di accoglienza la disomogenea e parziale applicazione dell’istituto della protezione sociale. Si tratta di «una criticità strutturale e di sistema in quanto presente fin dalla sua introduzione nel 1998, collegata anche al mancato riconoscimento e discrezionalità da parte delle Questure nella concessione di percorsi sociali alle vittime di tratta, preferendo quelli giudiziari».

«Di fatto – si legge ancora nel rapporto di ricerca – viene adottata una visione premiale che, dal punto di vista pratico, equipara la figura giuridica della vittima a quella del testimone di giustizia, trasformando un dispositivo di tutela dei diritti umani in un ulteriore sistema per collaboratori e collaboratrici di giustizia».

Solo in pochi territori, invece, la protezione sociale è potuta diventare prassi consolidata grazie a modalità operative “multi-agenzia” che vedono collaborare l’ufficio Immigrazione  della Questura, altri uffici di polizia competenti, la Procura, i servizi sociali e quelli anti-tratta accreditati.

Inoltre, gli operatori dei 156 enti segnalano l’assenza di un lavoro di rete con lo Sprar, «visto che sempre più vittime di tratta sono richiedenti asilo».

Sul piano normativo, infine, si segnalano sia il mancato recepimento nel nostro ordinamento della direttiva Ue 36/2011 sulla prevenzione e la repressione della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime, sia il fatto che nel nostro Paese un Piano nazionale anti-tratta è ancora un traguardo poco più che “futuribile”.

Allegato

Tratta e grave sfruttamento, un fenomeno che cambia: i dati e le osservazioni della ricerca Punto e a capo sulla tratta (scheda .pdf)

Collegamenti

“Contrastare lo sfruttamento, difendere il lavoro”: un’iniziativa di Asgi Puglia il 20 febbraio 2014)

A Torino un protocollo contro la tratta di manodopera sui luoghi di lavoro (11 febbraio 2014)

Sfruttamento, anzi schiavitù, nell’hinterland di Napoli (Asgi notizie, 7 febbraio 2014)

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