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Minori “separati”: al di qua e al di là del Cancello

Pubblicati tutti i rapporti nazionali del progetto europeo “Gate”, che ha esplorato, anche con una ricerca sul campo, i sistemi di protezione dei minori “separati” contro i rischi di tratta e sfruttamento in quattro Paesi (Grecia, Italia, Olanda e Cipro). In una scheda a cura di Vie di fuga i risultati dell’indagine in Italia.

Qui sopra e più sotto, tre carte del "Gategame" adoperate con i ragazzi ascoltati nel progetto "Gate".

Minori non accompagnati? No, meglio minori separati, una definizione più adatta alla situazione giuridica dei migranti under 18 che in Europa si trovano temporaneamente lontano dai genitori o da coloro che dovrebbero garantire i loro diritti e le loro necessità. Anche se, alla fine, in molti casi quella che riassume in modo più efficace l’esperienza di questi ragazzi è l’espressione inglese children on the move, minori in transito.

Con un taglio in parte inedito se n’è occupato il progetto di ricerca europeo “Gate” (Guardians Against Trafficking and Exploitation), che in questo 2013 ha tenuto il suo seminario conclusivo a Bruxelles e ha esplorato i sistemi di protezione dei minori “separati” in Grecia, Italia, Olanda e Cipro. Al centro dell’indagine, una domanda: questi Paesi sono realmente in grado di proteggerli dal rischio di tratta e sfruttamento?

“Protezione”: dei ragazzi o delle frontiere?

Secondo i ricercatori, si legge nel rapporto finale del progetto, «in genere l’approccio nei confronti della tratta si foca­lizza più sugli aspetti giudiziari e penali del problema e meno sulle con­dizioni strutturali che rendono possibile questo crimine».

Senza sottovalutare l’importanza della repressione della tratta, il progetto “Gate” si è mosso in una prospettiva più vasta, cercando di inclu­dere altri fattori: «In questa più ampia prospettiva, l’iniziativa “Gate” ha tentato di superare il modello interpretativo dominante che si è affermato negli ultimi anni, carat­terizzato da narrative incentrate sulla stereotipica triangolazione composta da vittima, aggressore e salvatore. Questo modello rigido e semplicistico non è riuscito in molti casi a cogliere la complessità dei fenomeni in que­stione, e ha invece distratto l’attenzione dai vari fattori contestuali che, nella realtà dei fatti, determinano i livelli di vulnerabilità e rischio ai quali taluni gruppi di persone, specialmente immigrate, sono esposti».

Così, per “Gate” i minori separati sono soprattutto uno dei (tanti) gruppi a rischio di esclusione. «I sistemi di tutela e protezione a livello europeo, ma anche nei contesti nazionali osservati, mostrano un alto grado di diversità in termini di definizioni, leggi e prassi, mentre in diversi casi emergono significative incoerenze e talvolta veri e propri conflitti tra le politiche di protezione e welfare indirizzate ai minori separati da una parte e, dall’altra, le politiche di controllo dell’immigrazione e delle fron­tiere».

Senza contare, spesso, «una cruciale mancanza di competenze e capacità da parte di coloro che sono chiamati a decidere chi rimane da una parte o dall’altra del cancello» (il gate, appunto, che dà il nome al progetto, ndr).

Ma ancora non basta. Perché a tutto ciò si somma un «contesto caratteriz­zato da ricorrenti, presunti stati di “emergenza” che sembrano essere dettati non tanto dalla gravità dei crimini in questione quanto, molto più spesso, dalle tensioni insite sia nelle politiche che nella retorica sottostante alle stra­tegie di controllo dell’immigrazione».

Giochiamo a “Gategame”?

Con un’indagine sul campo, “Gate” ha intervistato e ascoltato nei quattro Paesi sia operatori adulti sia minori “separati”. Con i primi si è ragionato sui temi dell’inclusione-esclusione, dell’appropriatezza dei servizi rispetto ai bisogni dei minori, della conformità dei servizi alla Convenzione Onu sui diritti del “fanciullo” e dell’efficacia della protezione dai fenomeni di sfruttamento.

Con i ragazzi, invece, si è lavorato sulle parole-chiave “sopravvivenza”, “sviluppo”, “protezione” e “partecipazione”, tra l’altro con un gioco di carte che ha facilitato le loro narrazioni e lo scambio di idee con i ricercatori: il “Gategame”.

Partner per l’Italia del progetto “Gate” è stata l’Ong Defence for Children International Italy, con il patrocinio dell’Unicef e il supporto della Fondazione Migrantes. Di recente, sul sito Internet del progetto “Gate sono stati pubblicati tutti e quattro i rapporti nazionali e quello di sintesi “europeo”.

Allegato

Progetto “Gate”: i risultati della ricerca sul campo in Italia: la parola agli operatori e ai ragazzi (scheda .pdf)

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