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Il Comitato No The Mission manifesta davanti alla sede della Rai di Torino per dire il suo “no” a “The Mission”, la “docu-fiction” che Rai 1 ha realizzato con l’Unhcr, Intersos e un gruppo di “Vip” nei campi profughi e andrà in onda a dicembre: «L’ennesima spettacolarizzazione del dolore».

Oggi 26 novembre, alle ore 18.00, un presidio organizzato dal Comitato “No The Mission” manifesta davanti alla sede della Rai di Torino, in via Verdi, per dire il suo “no” all’ennesimo episodio di «pornografia della sofferenza».

Spiega in un comunicato il Comitato No The Mission, di cui fanno parte associazioni, comitati e cittadini torinesi e alla cui protesta aderisce fra gli altri il coordinamento Non solo asilo: «Da mesi corre l’anticipazione di un programma televisivo che Rai1 ha realizzato con l’UNHCR e l’organizzazione non governativa INTERSOS (che dall’UNHCR è finanziata in molti progetti di emergenza) nei campi profughi. Il programma, The Mission, sarà presto sugli schermi, il 4 e il 12 dicembre. Le voci e le facce di “personaggi popolari familiari al pubblico di RAI 1” (Comunicato dell’UNHCR, 4.9.2013) ci condurranno per mano dentro una realtà drammatica quanto ignorata: quella dei rifugiati, della violenza dalla quale sono fuggiti, dell’incertezza nella quale continuano a vivere. Come far comprendere tutto questo? Saranno i volti dei vip (Emanuele Filiberto di Savoia, Cucuzza e Barbara de Rossi, Albano e altri ancora) a guidare il “grande pubblico” nei campi della Giordania, della Repubblica Democratica del Congo, del Sudan…».

Ma per gli organizzatori della protesta, si tratta dell’«ennesima spettacolarizzazione del dolore, costruita con sapiente estetica televisiva. Un’altra espressione dell’industria umanitaria», in fondo «la stessa che al silenzio di morte dei droni fa seguire poi interventi a favore dei rifugiati. È una retorica intollerabile».

Quando invece per dar (veramente) “voce ai rifugiati” ci vorrebbe ben altro: «Riconoscere i loro diritti elementari, e denunciare gli interessi che alimentano le guerre per i diamanti in Congo, le risorse energetiche in Iraq o il mercato dell’oppio a Kabul…».

Prese di distanza da The Mission sono arrivate da volontari della stessa Intersos. Sono stati avanzati sospetti sull’ingresso irregolare delle telecamere in Congo. Circa 100 mila firme sono state raccolte «per impedire che venga trasmesso un programma di dubbio gusto, e di ancor più dubbia utilità per i profughi e i rifugiati». Ma è stata anche ignorata un’interrogazione del Presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico sull’opportunità della produzione.

Sempre a Torino, la prossima settimana saranno promossi presso l’Università  (Campus Luigi Einaudi) degli incontri per discutere sulla condizione dei rifugiati a Torino e altrove e sui problemi dell’”industria umanitaria”.

Allegato

No The Mission, il comunicato

 

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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