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Protezione internazionale, diritto disuguale/ 2

A poco più di un anno dalla firma del memorandum Italia-Libia del febbraio ’17, le circa 23.400 persone che hanno chiesto protezione in Italia nel primo quadrimestre del 2018 sono neanche la metà di quelle registrate nello stesso periodo dell’anno scorso. Eppure, anche così il diritto all’asilo nel nostro Paese continua ad essere spesso “faticoso” e precario, fin dai primi passi: qualche caso per passare dai dati alla “cronaca”.

Foto dal profilo Facebook di Vie di fuga.

 

Muta di poco la provenienza dei richiedenti asilo in questo 2018: fra gennaio e aprile le cittadinanze più numerose si confermano quelle della Nigeria, seguita dal Bangladesh, dal Pakistan e poi in particolare da alcuni Paesi subsahariani (benché abbia “guadagnato” posizioni l’Ucraina).

Ma ormai, a poco più di un anno dalla firma del memorandum Italia-Libia del febbraio ’17, le circa 23.400 persone che hanno chiesto protezione in Italia nel primo quadrimestre 2018 sono neanche la metà di quelle registrate nello stesso periodo dell’anno scorso, 47.500.

Eppure, anche così il diritto all’asilo nel nostro Paese continua ad essere spesso faticoso e precario, fin dai primi passi.

Qualche giorno fa sono stati assunti i 250 nuovi funzionari per le Commissioni territoriali e la Commissione nazionale per il diritto di asilo selezionati nei mesi scorsi in un atteso concorso. Altri funzionari saranno assunti nei prossimi mesi.

Ma intanto le cronache continuano a registrare episodi come quelli che seguono.

Milano, Questura off limits per gli avvocati

A Milano l’avvocato ed ex consigliere comunale Alessandro Giungi ha denunciato poco più di un mese fa che la Questura continua a impedire agli avvocati di entrare nei suoi uffici con i propri assistiti richiedenti asilo o in attesa di rilascio di permesso di soggiorno.

«Da nessuna parte è vietato che ciò avvenga anche dentro la Questura – ha commentato un collega di Giungi e membro dell’associazione ASGI, Livio Neri – . Del resto, qualunque persona può farsi accompagnare in un ufficio pubblico da un avvocato. Certo, di solito e per fortuna non ce n’è bisogno, ma nel caso dei migranti ci sono delle situazioni particolari e complesse che esigono una maggiore tutela».

Bologna, appuntamenti “sulla fiducia”

Sempre aprile 2018. L’ASGI scrive alla Questura di Bologna in merito alle prassi del suo ufficio Immigrazione. «Per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno per richiesta asilo o per protezione ai cittadini stranieri non accolti nel sistema di accoglienza, i funzionari richiedono documenti relativi all’alloggio non previsti da alcuna disposizione – denuncia l’associazione -, aggravando e anche impedendo il rilascio dei titoli di soggiorno agli interessati».

Inoltre, «la Questura bolognese fissa appuntamenti per presentazione della domanda di protezione o per rinnovo del permesso di soggiorno per richiesta asilo a distanza di mesi dalla richiesta, senza rilasciare alcun attestato ai richiedenti. Ciò, oltre ad allungare i tempi già lunghi della procedura di asilo, mette i richiedenti in una posizione di irregolarità sul territorio, rendendoli suscettibili anche di eventuale provvedimento di espulsione» e impedisce loro, per giunta, di cercare un posto di lavoro in regola.

“Fai ricorso? Certificato malattie infettive, prego”

Ancora una volta nel mese scorso, a Venezia è emerso che un Protocollo fra il Tribunale e l’Ordine degli avvocati della città lagunare sulla gestione delle udienze per i ricorsi in materia di protezione internazionale espone i richiedenti asilo alla «violazione della riservatezza dei dati sensibili», alla «violazione del diritto alla difesa» e a una «possibile grave discriminazione».

Questa volta la denuncia non arriva da un’associazione, ma da un’autorità nazionale, il Garante dei diritti delle persone detenute, sollecitato per un parere (questo va riconosciuto) da parte del ministero della Giustizia.

In particolare – afferma il Garante – viola i diritti fondamentali della persona la clausola prevista al n. 7 del Protocollo veneziano, cioè «l’obbligo del difensore di comunicare al giudice le eventuali malattie infettive del suo assistito e di richiedere a quest’ultimo la produzione di un certificato che attesti l’assenza di pericolo di contagio. Colpiscono negativamente l’impostazione culturale che tale disposto esprime e la lesione della tutela dei dati sensibili garantita dalla legge, del diritto alla riservatezza, del rispetto della dignità della persona…».

Fra l’altro, «la norma genera una ingiustificabile disparità di trattamento, che rischia di assumere connotati discriminatori»: infatti, non risulta che analoghe precauzioni a Venezia «siano disposte in tutti i procedimenti giudiziari e nei confronti di tutte le persone che vi partecipano».

Roma: quella richiesta di passaporto…

La “Rete legale per i migranti in transito” promossa da A buon diritto, Action diritti in movimento, Baobab experience, CIR e Radicali-Roma ha presentato alla fine del 2017 il 3° bilancio d’attività del suo “presidio umanitario” presso la stazione romana Tiburtina.

Nell’arco di alcuni mesi gli operatori della Rete legale hanno preso in carico 322 migranti. In un quadro generale di «cronica mancanza di soluzioni in merito all’accoglienza dei migranti di passaggio nella Capitale», la Rete segnala fra l’altro: «Si esprime in particolare forte preoccupazione per le recenti segnalazioni pervenuteci in merito all’accesso all’ufficio Immigrazione della Questura di Roma per la presentazione della domanda di protezione. Oltre alla ben nota prassi di accogliere all’incirca 20 istanze al giorno (limitate anche in base alla nazionalità), nelle ultime settimane al momento dell’ingresso viene nuovamente richiesto, come non accadeva da tempo, il passaporto o, in alternativa, la denuncia di smarrimento o di furto dello stesso, obbligo non previsto a livello normativo».

Ancora, si registra la “criticità” della richiesta di dichiarazione di domicilio, in termini analoghi a quando denunciato nello scorso aprile anche a Bologna (vedi più sopra in questa news). Mentre gli uffici Immigrazione, non solo a Roma, «come già evidenziato nei report precedenti continuano a non essere sufficientemente dotati di personale incaricato di fornire informazioni e di un numero adeguato di interpreti, almeno delle lingue più rappresentate».

Baobab experience sull’attività della Rete legale per i migranti in transito ha diffuso un aggiornamento nel marzo 2018.

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

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by Mauro Biani – Repubblica
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