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Un lettore ha scritto nei giorni scorsi alla nostra redazione sollevando una questione importante che talvolta è data per scontata o passa sotto silenzio con il rischio di alimentare “voci”, ipotesi, convinzioni che non sempre sono corrette e che possono lasciare spazio a interpretazioni anche demagogiche o strumentali. La questione, in buona sostanza, è:  “Quanto costa l’accoglienza a rifugiati politici e richiedenti asilo? Come è utilizzato quel denaro?”

35 euro al giorno

I rifugiati politici sono accolti nel circuito SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) del Ministero degli Interni, che, facendo riferimento agli enti locali, è costituito da una rete di cooperative, associazioni, soggetti del privato sociale che danno vitto e alloggio a un numero di rifugiati o richiedenti asilo che per il 2014 potrà oscillare tra i 16.000 e i 32.000. In realtà l’accoglienza integrata dello SPRAR non si limita a questo, ma prevede anche misure di informazione, accompagnamento, assistenza e orientamento, attraverso la costruzione di percorsi individuali di inserimento socio-economico. Il costo per lo Stato è di 35 euro al giorno per richiedente asilo/rifugiato. Di questi 2,5 euro al giorno spettano direttamente alla persona accolta come una sorta di “argent de poche”, che può essere sostituito da carte telefoniche, biglietti d’autobus, ecc. Per quanto riguarda l’Emergenza Nord Africa appena conclusa il costo, visto il carattere emergenziale che è stato riconosciuto al fenomeno, era di circa 40 – 46 euro al giorno per rifugiato (e di questi sempre 2,5 euro al giorno spettavano alla singola persone).

 Non solo vitto e alloggio

Che cosa si comprende dentro i 32,5 euro al giorno? Dentro quella cifra sta tutto il costo dell’accoglienza: dal vitto e l’alloggio alle spese per il personale che gestisce centri e progetti, fino ai percorsi finalizzati all’apprendimento dell’italiano o alla ricerca di casa e lavoro. Come è facilmente intuibile l’efficacia dei progetti di accoglienza SPRAR è sul territorio nazionale a “macchia di leopardo”: non mancano situazioni che offrono ottimi strumenti di emancipazione e inserimento, ma talvolta esistono realtà più problematiche.

Parcheggiati

Per quanto riguarda i CARA (Centri Accoglienza Residenti Asilo), i costi non sono identici per tutti i centri, e in media sono più elevati (intorno ai 50 euro al giorno per persona accolta), ma restano fissi i 2,50 euro per persona che in questo caso sono in beni di consumo (ticket restaurant da usare nello spaccio del Centro, ricariche per chiavette per distributori automatici di alimenti,..). C’è anche da dire che nei CARA, anche per la loro collocazione nelle estreme periferie delle città, o in ex aeroporti, è difficile che vengano intrapresi percorsi di integrazione sociale risultando così delle “aree di parcheggio” per i richiedenti asilo.

 

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1 commento

  1. Penso che in un’Italia in crisi loro rappresentino un’immensa risorsa. Una mia idea, nata dal parlare con gente della mia età, 60 anni, è quella di sfruttare il patrimonio edilizio che molte persone mie coetanee possiedono e i nostri genitori ci hanno lasciato: spesso ci hanno lasciato in eredità la loro casa, arredata, abitabile. Ma quella casa oggi resta disabitata, non c’è mercato immobiliare, l’affitto spesso richiede un lavoro importante di smantellamento del vissuto dei nostri genitori con, d’altro lato, uno scarso riscontro economico (affitto). Allora si continua a mantenere viva la casa e con essa la memoria… Ci si va spesso ad aprire finestre, a verificare gli impianti, si mantengono spesso le utenze. E allora perché non dare a qualcuno la possibilità di usufruire di questo bene? Almeno in attesa di trovare una destinazione definitiva e per la casa e per questi ospiti. Certamente il tutto è da valutare nei dettagli economici e legislativi. Ma potrebbe essere un’idea da non sottovalutare… Grazie dell'”ascolto”.


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