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Regolamento Dublino, i costi umani e l’inefficienza alla prova dei dati europei

Mentre le istituzioni dell’UE conducono complesse trattative per la “quarta generazione” del regolamento Dublino, i dati 2016 confermano che il “Dublino III” è un colosso burocratico dai pesanti costi umani, amministrativi e finanziari, sia per le persone coinvolte che per le autorità nazionali, con effetti minimi sulla regolazione dei movimenti di richiedenti asilo in Europa. Intanto, di Dublino si può anche morire…

“Dublino III”: i trasferimenti in entrata di richiedenti asilo nel 2016, valori assoluti in 12 Paesi (fonte AIDA, marzo 2017).

 

Fra relocation e trasferimenti “Dublino” verso altri Paesi membri sono partiti dall’Italia 1.864 richiedenti asilo. Ma sempre per il regolamento “Dublino” ne sono state respinte nel nostro Paese 2.086. Nel complesso, un doppio “flusso” con cifre equivalenti, anzi con 222 richiedenti in più a carico all’Italia, il Paese in difficoltà che bisognava “aiutare” proprio con il programma di relocation.

Senza contare i costi burocratici e di trasferimento e quelli umani, almeno per quanto riguarda i trasferimenti forzati verso l’Italia. Perché di “Dublino” si può anche morire. È cronaca di appena un mese fa: un giovane somalo di 19 anni, Maslah Mohamed, alla metà di marzo si è tolto la vita a Pomezia dopo essere stato respinto in Italia dal Belgio proprio in base al regolamento. Ospite di un centro di accoglienza, si sentiva depresso e senza prospettive.

“Grecia, si ricomincia”

I due dati per il 2016 (gennaio-novembre) che abbiamo citato fotografano al meglio, cioè al peggio, la «persistente, sostanziale inefficienza del “sistema Dublino”», come afferma l’AIDA (Asylum Information Database) che ha pubblicato in queste settimane un aggiornamento statistico su 12 Paesi.

«L’inefficienza è messa in luce dalla sproporzione fra il basso numero di trasferimenti eseguiti in rapporto alle procedure avviate, dall’incoerenza con il programma UE di relocation e dall’inadeguatezza del sistema nel salvaguardare i diritti dopo la decisione di riprendere i trasferimenti in Grecia».

Quest’ultima è stata annunciata  da vari Paesi fra cui Germania, Austria e Belgio in seguito a una comunicazione della Commissione UE a dicembre, nonostante che la situazione dei richiedenti asilo nel Paese ellenico rimanga preoccupante.

Trasferimenti: Svezia 43%, Italia 0,4%

Cliccare per ingrandire: Dublino III, l’inefficienza (richieste inviate e trasferimenti effettivamente eseguiti da vari Paesi, 2015, 2016, fonte AIDA 2017).

Per limitarsi alla sola “efficienza” del regolamento “Dublino III” sotto l’indicatore dei trasferimenti versus le procedure avviate, nel 2016 la Svezia ha un tasso di trasferimento pari al 43% (contro il 17% del 2015), ma la Germania crolla al 7% (8% nel 2015) e l’Italia addirittura allo 0,4%.

Ecco gli attori principali del sistema nell’anno: il Paese che ha effettuato più richieste “Dublino” è la Germania, 55.690, per 3.968 trasferimenti ottenuti; seguono la Svizzera (anch’essa, come è noto, aderisce al sistema del regolamento) con 15.203 richieste e 3.750 trasferimenti, e la Svezia con 12.118 richieste e 5.244 trasferimenti.

L’Italia ha effettuato 14.229 richieste ma ottenuto appena 61 trasferimenti effettivi.

“Effetti minimi sui movimenti secondari”

Cliccare per ingrandire: relocation e “Dublino III”, trasferimenti di richiedenti asilo da e verso l’Italia nel 2016 (fonte AIDA, marzo 2017).

Se si guarda ai maggiori Paesi riceventi ritroviamo al primo posto la Germania, con 31.523 richieste ricevute e 12.091 trasferimenti avvenuti nei suoi confini da altri Paesi membri, ma poi anche l’Italia con 26.116 richieste e, come abbiamo già visto, 2.086 trasferimenti, e la Polonia, con 9.503 richieste e 1.420 trasferimenti.

L’Ungheria ha ricevuto ben 26.698 richieste ma ha subito appena 513 trasferimenti effettivi.

Come già detto, i dati italiani sono aggiornati a novembre; quelli degli altri Paesi che abbiamo citato a tutto l’anno.

«Mentre l’attuale legislatura UE ha avviato complesse trattative per il “Dublino” di quarta generazione – tira le somme Minos Mouzourakis, coordinatore dell’AIDA, che è il progetto-database dell’ECRE -, il messaggio che giunge dalle statistiche rimane invariato: il regolamento “Dublino” è un colosso burocratico dai pesanti costi umani, amministrativi e finanziari, sia per le persone coinvolte che per le autorità nazionali, con effetti minimi sulla regolazione dei movimenti di richiedenti asilo in Europa».

Allegato

The Dublin system in 2016. Key figures from selected European countries (AIDA, marzo 2017, file .pdf)

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