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Siria e resettlement, l’Unhcr: “Ce la facciamo a mettere a disposizione 30 mila posti entro il 2014?”

Sono 16 i Paesi che collaborano con l’Unhcr in un Programma di resettlement e ammissione umanitaria di rifugiati siriani. Fino ad oggi una dozzina di loro hanno offerto in tutto 10.000 posti. Nella lista dei 16 Paesi c’è anche la Moldavia ma continua a mancare l’Italia.

Hannover (Germania), 11 settembre 2013: accoglienza dei rifugiati in resettlement appena arrivati dal Libano (foto Unhcr).

Sono oggi 16 i Paesi che collaborano con l’Unhcr in un Programma di resettlement e ammissione umanitaria di rifugiati siriani: si sono presi impegni precisi Australia, Austria, Canada, Finlandia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia e Svizzera, ma anche la Moldavia; partecipano anche Francia e Stati Uniti, anche se questi due Stati non hanno ancora comunicato numeri precisi sulle accoglienze che intendono fare. Grandi assenti dalla lista, il Regno Unito e l’Italia.

Dal canto suo, l’Unhcr chiede ai Paesi industralizzati di prevedere posti di resettlement addizionali rispetto alle loro quote ordinarie, per non interrompere i flussi provenienti da altre zone del mondo in difficoltà; e ha proposto l’obiettivo “globale” di reinsediare o accogliere con ammissione umanitaria 30.000 rifugiati siriani entro il 2014 (una goccia nel mare degli oltre 2 milioni fuggiti dalla Siria e ospitati dai Paesi limitrofi), «con particolare attenzione ai più vulnerabili, quali i sopravvissuti di torture e violenze, donne e bambine a rischio, rifugiati in critiche condizioni di salute e Lgbti». A oggi una dozzina di Paesi interessati al resettlement e alle ammissioni umanitarie hanno offerto in tutto 10.000 posti e l’Alto commissiariato ha loro sottoposto 1200 casi.

La Germania, ad esempio, si è impegnata per l’ammissione umanitaria di 5000 siriani provenienti dal Libano e l’Austria di 500.

Pragmatismo alla brasiliana

Intanto, al di là dell’Atlantico, si è mosso a favore delle vittime della crisi siriana anche il Comitato nazionale brasiliano per i rifugiati (Conare), che ha deciso di emettere speciali visti umanitari per i cittadini siriani e di altre nazionalità colpiti dal conflitto e che intendono cercare rifugio in Brasile, per «accelerare» il loro ingresso. Le ambasciate brasiliane nei Paesi limitrofi alla Siria saranno responsabili dell’emissione dei visti di viaggio e le relative domande d’asilo dovranno essere poi presentate all’arrivo oltreoceano. Questi visti speciali saranno estesi anche ai membri della famiglia che vivono negli stessi Paesi limitrofi.

L’Unhcr ha sottolineato che il Brasile è il primo Paese americano ad adottare un simile approccio nei confronti dei rifugiati siriani. Fra i due Paesi, del resto, esiste un importante legame storico: 3 milioni di brasiliani hanno antenati siriani, soprattutto a seguito di un’ondata migratoria che risale agli inizi del XX secolo.

Leggi anche su Vie di fuga

Crisi siriana: le tante facce dell’accoglienza europea

Collegamenti

Il punto sul Programma Unhcr (Unhcr, ottobre 2013, in inglese)

Emergenza Siria: come rispondono i Paesi dell’Ue? (Immigrazioneoggi.it, settembre 2013)

Il primo gruppo di rifugiati siriani in Germania (Unchr, settembre 2013, in inglese)

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