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Rifugiati in famiglia/ 1: A chi tocca l’accoglienza? “Anche a noi”, dicono a Parma

Siamo ancora su piccoli numeri. Ma le esperienze e la riflessione sull’accoglienza dei rifugiati nelle famiglie crescono: il progetto “Rifugiati in famiglia” di Parma in ambito SPRAR, alcune considerazioni di CIAC Onlus sui primi passi di questa esperienza e i riferimenti ad altre iniziative simili.

Foto CIAC 2015.
Foto CIAC 2015.

«Lo Stato non può delegare al privato ciò che gli spetta, ma nemmeno il cittadino deve delegare allo Stato ciò che comunque può fare. O sentirsi esonerato dal dare una risposta in prima persona. Non in sostituzione, ma in alleanza. Un moltiplicatore che genera qualcosa di più rispetto alla “semplice” accoglienza istituzionale. E allora ciascuno di noi risponde declinando in modo diverso la domanda “a chi tocca l’accoglienza”… La risposta all’accoglienza, così come al più ampio e generale tema delle migrazioni forzate, non arriverà certamente dalla sperimentazione di 10 posti l’anno nel progetto “Rifugiati in famiglia”. Ma se questa sperimentazione diventa una leva, un prisma attraverso cui provare a re-immaginare il rapporto tra pubblico, privato sociale e cittadinanza, allora forse contribuirà, sia pur in minima parte, a costruire quella civiltà dell’accoglienza che ci sembra l’unico orizzonte di senso per il quale valga la pena di impegnarsi, tutti insieme».

CIAC_2_2015
Foto CIAC 2015.

Agire e rifletterci sopra, qualcuno ci riesce ancora. Come il CIAC (Centro immigrazione asilo cooperazione internazionale) di Parma e provincia, che ha pubblicato un’appassionata riflessione sul progetto “Rifugiati in famiglia”.

Il progetto, nato da un’idea dello stesso CIAC e del Consorzio Communitas, è una sperimentazione nazionale in ambito SPRAR in continuità con il progetto “Terra d’asilo”, che ha per capofila il Comune di Fidenza, e il progetto “Una città per l’asilo” che ha per capofila il Comune di Parma.

Negli ultimi mesi si sono fatte avanti nel Parmense una ventina di famiglie disposte ad accogliere per alcuni mesi un rifugiato, anche se gli inserimenti previsti per questo 2015 sono “solo” 10.

Quando anche lo SPRAR non basta

Foto CIAC 2015.
Foto CIAC 2015.

I richiedenti asilo e i titolari di protezione inseriti nei progetti SPRAR gestiti da CIAC Onlus in tutto il territorio della provincia sono più di 100. Sono persone fuggite da guerre e persecuzioni che cercano protezione in Italia dopo difficili esperienze migratorie e pre-migratorie. Nei progetti SPRAR ricevono supporto legale, accoglienza, corsi di italiano, orientamento per l’integrazione.

«Ma spesso non basta – sottolinea il CIAC: – allo scadere del progetto può mancare ancora un tassello per riuscire a camminare con le proprie gambe. Un’accoglienza in famiglia può fare la differenza».

Queste in sintesi le caratteristiche del progetto “Rifugiati in famiglia”: accoglienza per un massimo di 9 mesi; rimborso mensile alle famiglie (circa 300 euro); continuo supporto e momenti dedicati di verifica da parte di specialisti dell’asilo e della psicologia famigliare; un “operatore di progetto” (psicologo) in aiuto alle dinamiche e alle pratiche concrete di accoglienza; in caso di difficoltà nell’accoglienza, garanzia per il rifugiato di rientrare nel progetto SPRAR; infine, momenti di confronto e socializzazione comunitari.

Collegamenti

Il progetto “Rifugiati in famiglia” (con rassegna stampa)

Il progetto “Rifugiato a casa mia” della Caritas italiana (fonte Redattore sociale 2015)

Il progetto sul modello del “Rifugio diffuso” della Pastorale migranti di Torino in collaborazione con la Città di Torino e la coop sociale Progetto Tenda

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