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Sudan del Sud

Popolazione: 12.657.941 ab. (2008)

Capitale: Juba

Il Sud Sudan (ufficialmente Repubblica del Sudan del Sud) è uno stato dell’Africa centrale, senza sbocchi sul mare, che confina a est con l’Etiopia, a sud-est con il Kenya, a sud con l’Uganda, a sud-ovest con la Repubblica Democratica del Congo, a ovest con la Repubblica Centrafricana e a nord con il Sudan, dal quale si è reso indipendente nel 2011 al termine di una delle guerre civili più lunghe della storia dell’Africa: basti pensare che le prime schermaglie tra unionisti del nord e secessionisti del sud risalgono al 1955, anno precedente la stessa indipendenza del Sudan dal dominio britannico.

Politica recente e situazione umanitaria
Nel 2005, con gli accordi di pace siglati ad Addis Abeba (Etiopia) tra il governo di Khartoum e il Sudan’s People Liberation Army (poi Movement), si posero le basi per la divisione del paese. Gli accordi prevedevano infatti la possibilità di un futuro referendum secessionista, che è stato effettivamente proposto nel sud nel gennaio 2011. A seguito della netta affermazione dei sì (99 per cento) si è dunque proceduto al riconoscimento della piena indipendenza del Sudan del Sud, ottenuta e ratificata il 9 luglio 2011, sebbene ancora oggi vi siano delle regioni contese (Aybei) e non sia ancora stata risolta la questione dei proventi della vendita del petrolio. L’affare è complicato perché i giacimenti si trovano nel sud ma gli oleodotti che permettono vendita ed esportazione passano dal nord, cosa che ha dato origine a notevoli dispute con il governo di Khartoum.

Il Sud Sudan include i dieci stati più meridionali dell’ex-Sudan unitario, ed è caratterizzato da un’alta diversità linguistica e culturale. I gruppi etnici maggioritari sono quelli dei Dinka, dei Nuer e degli Shilluk. E’ uno tra i paesi più poveri al mondo e la nazione detiene il triste primato per quanto riguarda il tasso mondiale di mortalità delle donne a causa del parto. Altri dati allarmanti sono quelli che riguardano l’istruzione: la maggioranza dei bambini sotto i 13 anni non va a scuola e l’84 per cento della popolazione femminile è analfabeta.

Guerra civile

Riek Machar

Paese in difficoltà sotto molti aspetti, il Sud Sudan è scivolato dopo due anni dall’indipendenza in una vera e propria guerra civile. Il 15 dicembre 2013 si sono infatti verificati, nelle strade della capitale Juba, scontri a fuoco che hanno visto contrapporsi le forze governative fedeli al presidente Salva Kiir a fazioni ribelli poi riconosciute come legate all’ex vicepresidente Riek Machar, di recente estromesso da incarichi istituzionali.

Machar ha accusato Kiir di aver imposto al paese una deriva autoritaria e Kiir ha ribattuto definendo la rivolta come il secondo tentativo di colpo di stato ordito da Machar. Il conflitto si è rapidamente intensificato, allargandosi a tutta l’area della capitale ed estendendosi anche agli stati limitrofi in una escalation che ha portato il Sudan del Sud al centro dell’attenzione dei media di tutto il mondo.

Negli anni, le fazioni in guerra – soprattutto le truppe governative – hanno limitato gli aiuti umanitari negando anche intenzionalmente, il sostegno alla popolazione delle regioni considerate vicine ai ribelli. Entrambe le parti in lotta vengono comunque accusate di aver ucciso in modo indiscriminato i civili e di aver commesso violenza su donne e bambini, spesso reclutati come soldati.

Il 19 febbraio 2021, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha pubblicato un rapporto che presenta dati “sconcertanti” riguardo alla violenza presente in Sud Sudan. Il documento, presentato al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (HRC) ha mostrato che si è verificata un’intensificazione degli attacchi contro la popolazione civile. In particolare, nel periodo tra febbraio e novembre 2020, il Paese è stato colpito da un violento conflitto tra milizie di etnia Dinka e Nuer contro i pastori di etnia Murle. Avvenuto nello Stato del Jonglei e nell’Area amministrativa di Greater Pibor, la guerriglia ha comportato massicce violazioni di diritti umani, tra cui l’uccisione e lo sfollamento di centinaia di persone.

Profughi, sfollati e rifugiati

Secondo l’UNHCR, la popolazione di rifugiati più vasta di tutta l’Africa è quella del Sud Sudan. Sono circa 2,2 milioni le persone che sono state costrette a fuggire in 8 anni di conflitto e la stragrande maggioranza di queste, l’83 per cento, è composta da donne e bambini. I paesi di destinazione sono Uganda, Sudan, Ke-nya, Etiopia. Altri 2 milioni di persone sono sfollati internamente al paese. Negli ultimi anni, dal giorno della nascita del nuovo stato, circa un terzo dei 12 milioni di abitanti è sfollato, o a causa dei combattimenti o a causa della fame, e in parte si è rifugiato nei paesi confinanti (soprattutto Uganda). Le Nazioni Unite hanno anche dichiarato che nel Sud Sudan è in corso una pulizia etnica e che le violenze sono diventate così diffuse che c’è un alto rischio di genocidio.

Il Sudan del Sud, già paese tra i più poveri al mondo, è dunque oggi al centro di una gravissima crisi umanitaria. Il paese ha un forte bisogno di assistenza medica e la carestia rimane un serio pericolo, specie nelle aree di conflitto.

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