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Archivio Tag: Assistenza rifugiati

Microcredito sì, ma che sia “integrato”

Esistono “spazi operativi” nei quali offrire prodotti di microfinanza dedicati ai titolari di protezione internazionale. Un progetto di ricerca ha esplorato l’esistente, ha individuato le buone pratiche in Italia e in Europa, ha ascoltato la voce di circa 200 rifugiati e di vari “testimoni privilegiati”, ha fatto formazione e ha redatto una “Guida” pronta all’uso.

Residenza: un diritto e una necessità

 La petizione per il riconoscimento della residenza ai titolari di protezione internazionale o umanitaria promossa dal coordinamento Nonsoloasilo di Torino (l’elenco completo delle associazioni aderenti in www.nonsoloasilo.org), approda oggi a “Diritto di tribuna”, uno spazio attraverso il quale cittadini, gruppi, associazioni possono portare all’attenzione dell’opinione pubblica e dell’Amministrazione cittadina le questioni che ritengono importanti per la Città. Questa petizione, nei mesi scorsi, è stata firmata da 827 cittadini che chiedono per i rifugiati politici e titolari di qualche forma di protezione la possibilità di ottenere il certificato di residenza. Nella sala dei capigruppo del Municipio, di fronte ai giornalisti, al presidente del consiglio comunale Giovanni Ferraris e a consiglieri della maggioranza di centrosinistra, i firmatari della petizione hanno potuto esprimere il proprio punto di vista. In primo luogo hanno ricordato che i rifugiati politici, quanti cioè sono stati riconosciuti come perseguitati politici nel proprio Paese e sono accolti in Italia, secondo le convenzioni internazionali godono dei medesimi diritti dei cittadini dello Stato in cui sono accolti. Il certificato di residenza non dovrebbe pertanto essere messo in discussione dato che non solo è un diritto, ma addirittura un dovere per quanti risiedono in una Città. Inoltre i promotori dell’iniziativa sottolineano che ottenere la residenza non è soltanto una questione di documenti o di forma. La residenza non offre soltanto la possibilità di accedere ai servizi sociali, ma diventa una tappa fondamentale per chi voglia costruire un percorso di stabilità e di autonomia, soprattutto se si pensa che nel futuro di chi

Rifugiati politici e richiedenti rifugio incontrano Monsignor Nosiglia

L’arcivescovo di Torino, Monsignor Cesare Nosiglia, ha incontrato i rifugiati, richiedenti asilo e rifugio della città, martedì 28 dicembre presso la chiesa di Gesù Operaio di via Leoncavallo: un’occasione di dialogo e confronto. Fredo Olivero direttore dell’Ufficio Pastorale Migranti di Torino era presente e racconta così l’incontro al quale hanno partecipato oltre 150 persone provienienti da 11 Paesi diversi  Monsignore, ascolti le nostre storie…  di Fredo Olivero* Ascoltare il grido di dolore e speranza che viene dai richiedenti rifugio – rifugiati – soggetti a protezione umanitaria e farsi interprete morale di fronte ai politici locali (Comune, Regione, Prefettura) e nazionali (Governo), farsi voce di chi è in difficoltà: sono questi i motivi per cui l’Arcivescovo di Torino Monsignor Nosiglia ha voluto ascoltare storie di vita, nella maggior parte dei casi assai simili nella loro drammaticità, di giovani provenienti dall’Africa (Libia, in particolare) di 11 nazionalità diverse (anche asiatiche). E’ stato un ascolto attento durante il quale Monsignor Nosiglia ha preso appunti sui passaggi più significativi. In 150 hanno accolto l’invito e si sono espressi sulle difficoltà e i problemi che stanno vivendo: l’isolamento, la condizione dell’essere “parcheggiati”, la noia quotidiana, i problemi di salute gravi non affrontati, di residenza, di trasporto, di dialogo con la popolazione, di permesso di soggiorno, le lunghe attese prima di essere ascoltati dalla “Commissione per i rifugiati” (e, poi, forse, respinti), la mancanza di cibo per chi vive nelle “case occupate” da 4 anni senza prospettiva di un’abitazione e di un lavoro (persone che hanno già il

Ferrhotel

A Bari, come in molte altre città d’Italia, un gruppo di rifugiati somali ha occupato una stabile abbandonato per riuscire ricavarsi uno spazio di dignità, uno spazio dove tentare di ricominciare a vivere una vita in Italia. L’edificio barese occupato è un ex albergo delle Ferrovie Italiano: il Ferrhotel che, in un viavai di persone che arrivano, partono e ritornano, torna a vivere una nuova dimensione di vita. Il documentario racconta alcune vicende dei rifugiati somali insediatisi nel Ferrhotel ed è stato realizzato da Mariangela Barbanente (Mola di Bari, 1968) in collaborazione con Sergio Gravili e presentato nella sezione Italiana.doc del Torino Film Festival 29. Il desiderio degli autori era quello di raccontare «cosa succede nella vita di un rifugiato dopo l’emergenza. Dopo gli sbarchi, i centri di accoglienza, la conquista di un permesso di soggiorno. Quella zona grigia che precede un’integrazione possibile (e spesso disattesa)». Il documentario entra intimamente nella vita dei protagonisti che non vengono mai intervistati ma ripresi mentre semplicemente si lasciano vivere, discorrono, si confrontano e si adeguano a una terra che spesso gli rimane ostile (tutto avviene all’interno del Ferrhotel, in una clausura che sembra rappresentare l’isolamento dei somali in Italia). Le loro preoccupazioni assomigliano più che mai alle nostre stesse, legate come sono allo spettro di nuove povertà e alla precarietà: la crisi, la difficoltà di trovare un lavoro, la paura di avere la famiglia lontana, la mancanza di un tetto. Ferrhotel è un viaggio fra uomini e donne ‘invisibili’, di cui la nostra

I costi del modello emergenziale dell’accoglienza Italia

Migranti in provenienza dalla Libia   Il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (SPRAR) è strutturalmente sottodimensionato: i 3.000 posti in accoglienza ogni 6 mesi, sparsi in tutta Italia, sono infatti assolutamente insufficienti a far fronte alle necessità reali.

Gratuito patrocinio: un diritto a rischio per i richiedenti asilo

Il gratuito patrocinio è un beneficio previsto dalla Costituzione italiana (art. 24 Cost.) che consiste nel fornire assistenza legale gratuita, per promuovere un giudizio o per difendersi davanti a un giudice, a chi non è in grado di sostenere le spese legali. Il pagamento di tutte le spese quindi è a carico della Stato. Per quanto riguarda i richiedenti asilo che vogliono impugnare l’eventuale diniego della protezione internazionale e avvalersi del gratuito patrocinio la questione è piuttosto spinosa. E per varie ragioni. A differenza di quanto previsto per la difesa dello straniero espulso (che è ammesso per legge al gratuito patrocinio, sia per l’impugnazione del decreto di espulsione, sia per le udienze di convalida del trattenimento e dell’esecuzione dell’espulsione), il richiedente asilo può avvalersi del patrocinio a spese dello Stato solo laddove presenti apposita domanda e risulti in possesso dei requisiti di reddito richiesti dalla legge. Dal punto di vista pratico, il problema principale riguarda la difficoltà di reperire i documenti di identità, dal momento che la maggior parte dei richiedenti asilo ne è privo e nella fase di domanda di asilo il contatto con le autorità diplomatiche del paese di origine è sconsigliato. Ci si trova così di fronte a persone la cui identità non è certa, le quali autocertificano di non possedere alcun reddito nel paese di origine. Per l’autorità italiana è dunque molto difficile accertare l’effettiva sussistenza delle condizioni per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Di solito, il Consiglio dell’Ordine ammette i richiedenti asilo al gratuito

Aumentati i casi di vulnerabilità fra i rifugiati

Nel 2010 è stato raggiunto un record in difetto per quanto riguarda il numero di arrivi via mare e di richieste di asilo politico in terra italiana. Il numero complessivo di domande vagliate dalle Commissioni Territoriali è stato di 12.121 (contro le 17.603 del 2009 e le 30.492 del 2008) e nonostante questo drastico calo lo SPRAR non è riuscito a coprire che una parte del fabbisogno, infatti sono almeno 2.500 i casi segnalati al Servizio Centrale che non hanno ricevuto risposta. Il motivo alla base di questa carenza è per il 90% dei casi l’insufficienza di posti. Da un’analisi dei dati SPRAR del 2010 è stato possibile rimarcare che vi è stato un aumento di casi vulnerabili sia fra i titolari che fra i richiedenti asilo. Daniela Di Capua, direttrice del Servizio Centrale, ha sottolineato che stiamo assistendo a un incremento delle vulnerabilità «intendendo tra le persone particolarmente vulnerabili non donne incinta o minori non accompagnati ma persone malate con gravi danni psichiatrici». Appare sempre più stretto il collegamento fra coloro che chiedono asilo politico e la tratta e per questo è importante non sottovalutare più il fenomeno e nemmeno relegarlo ad altra sede di competenza. Sempre dai dati è emerso che fra le vulnerabilità sono in aumento i casi di di persone LGBT, per lo meno per quanto riguarda la popolazione maschile. I cosiddetti LGBT vengono facilmente discriminati nei «grandi centri di accoglienza ma anche in strutture più piccole» per cui si rende necessario un intervento specifico. Fra

Rapporto Sprar 2010-2011: 250 i minori “non accompagnati” accolti nei progetti della rete

La rete Sprar degli enti locali nel 2010 ha accolto 253 Msnara, cioè minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. Quasi tutti maschi (93%) e più giovani rispetto agli anni precedenti, sono fuggiti soprattutto dall’Afghanistan (ben 109 ragazzi su 253). Le difficoltà burocratiche.

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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