Piemonte: un tavolo da riaprire
Le lunghissime liste di attesa per ottenenere un posto nel circuito di accoglienza per i rifugiati politici (Sprar); gli stabili vuoti occupati da rifugiati e richiedenti asilo (ultimi in ordine di tempo quelli dell’ex Villaggio Olimpico), la logica emergenziale che non permette una progettualità di lungo periodo: sono questi alcuni aspetti delle politiche su rifugiati e richiedenti asilo in Piemonte. A fronte di questa situazione il Coordinamento “Non solo asilo” che dal 2008 raduna numerosi enti territoriali che in Piemonte si occupano di asilo politico, ha deciso di fare un passo significativo. Una lettera per ripartire Ha deciso di prendere unfficialmente e pubblicamente posizione rispetto alla riaperture di un tavolo di co-progettazione regionale che possa affrontare tali questioni in modo più strutturato ed efficace. La lettera è stata indirizzata a tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di rifugiati politici e richiedenti asilo, in primo luogo le Prefetture, ma anche gli Assessorati regionali e municipali competenti, i sindaci, l’Anci e la Compagnia di San Paolo che ha contribuito a finanziare alcuni importanti progetti. La richiesta del Coordinamento non nasce come una novità: tra il febbraio 2009 e l’ottobre 2012 un organismo di co-progettazione si è riunito regolarmente, mettendo a confrotno realtà istituzionali e del privato sociale e permettendo, pur con i forti limiti legati ai finanziamenti e ai posti insufficienti del previsti dal sistema di accoglienza, di affrontare in modo costruttivo alcune situazioni delicate. Ma da allora la cosiddetta Emergenza Nord Africa hacatalizzato tutte le risorse economiche e