Cala il sipario, fra lo stupore degli inglesi, sul più grottesco progetto di esternalizzazione delle procedure d’asilo mai concepito. Il Programma Ruanda con cui il governo conservatore britannico di Rishi Sunak intendeva deportare nel Paese africano richiedenti asilo arrivati “illegalmente” nel Regno Unito è costato 700 milioni di sterline senza essere, di fatto, mai entrato in vigore. Ora per il nuovo governo laburista è «morto e sepolto».
Il Programma Ruanda con cui il governo conservatore britannico di Rishi Sunak intendeva deportare nel Paese africano richiedenti asilo arrivati “illegalmente” nel Regno Unito è costato 700 milioni di sterline. Lo ha riferito la nuova ministra degli Interni laburista Yvette Cooper alla Camera dei Comuni.
La cifra, che equivale a 833 milioni di euro, è molto più elevata di quanto si riteneva in precedenza e comprende 290 milioni di sterline assegnati al governo ruandese, il costo di voli charter mai decollati, la detenzione e il successivo rilascio di centinaia di persone, ma anche gli stipendi di 1.000 impiegati pubblici assegnati al Programma.
Tutto questo per un progetto mai partito effettivamente: bloccato da contestazioni legali ai più alti livelli e ostinatamente ripreso negli ultimi mesi da un governo Sunak ormai agli sgoccioli, ha permesso di fatto la deportazione di appena quattro migranti.
Per Cooper «è lo spreco di soldi dei contribuenti più scioccante che abbia mai visto». Ma già all’inizio del mese, nella prima conferenza stampa dopo essersi insediato al 10 di Downing Street, il neo-premier Keith Starmer aveva dichiarato che il Programma Ruanda è «morto e sepolto».
Cala così il sipario, fra lo stupore degli inglesi, sul più grottesco progetto di esternalizzazione delle procedure d’asilo mai concepito.
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