A Brescia sembra rientrato il rischio di denuncia per una decina di sindaci della provincia che, su richiesta ufficiale del prefetto di dare informazioni sulla presenza nei loro comuni di strutture in grado di ospitare pochi richiedenti asilo, avevano negato di averne. In realtà, ha subito verificato la Prefettura, le strutture c’erano… Cronache da un territorio che, in alcune zone, vive in un clima di tensione alimentato dall’esterno.
La notizia era filtrata prima di ferragosto: una denuncia pronta in Questura, a Brescia, per una decina di sindaci della provincia. Su richiesta ufficiale del prefetto di dare informazioni sulla presenza nei loro comuni di strutture in grado di ospitare tre, quattro richiedenti asilo, avevano negato: «Ci dispiace, niente strutture» o «strutture inagibili». In realtà, ha subito verificato la Prefettura, le strutture c’erano… I sindaci in questione rischiavano un’imputazione per falso ideologico, minacce aggravate, omissione d’atti d’ufficio, abuso d’ufficio. Roba da far scattare, tra l’altro, l’incompatibilità con la carica di primo cittadino.
Poi, al primo Tavolo “emergenza” di Brescia, la Prefettura ha smentito. In realtà, come ha appreso Vie di fuga, sembra che abbia deciso di non andare fino in fondo, dopo aver dato ai Comuni in questione il segnale che, dopotutto, avrebbe potuto procedere.
Il caso ha come sfondo un territorio provinciale che oggi ospita circa 1.200 persone secondo un modello di “accoglienza diffusa”, ma vede anche tensioni alimentate, dall’esterno, da movimenti politici (Casa Pound, Forza Nuova) e soprattutto da partiti (Lega Nord) alla ricerca di un consenso perduto in passato. Con parlamentari e la presidenza di Regione Lombardia che fanno pressioni sui Comuni minacciando diminuzioni di contributi. E con Comuni che fanno pressioni sulle cooperative disponibili all’accoglienza, minacciando di tagliar loro gli appalti.
«Dove lavoriamo noi il problema non si è sentito molto – dice a Vie di fuga Carlo Cominelli, presidente della cooperativa sociale K-PAX di Breno, ente gestore del Centro SPRAR del comune camuno ed ente co-gestore dello SPRAR di Brescia (nonché aderente al coordinamento nazionale Europasilo) -. Ma è un clima che si respira eccome, attorno alla nostra zona. Vedremo cosa accadrà nella “prossima puntata”. Se noi e tanti altri crediamo nell’accoglienza diffusa, nella massima diffusione, la Lega ostacola, cercando di chiudere interi territori. Senza offrire altre soluzioni. Anzi, lasciando sempre dietro l’angolo il rischio delle concentrazioni numerose, quelle che alla fine portano davvero problemi… È paradossale, ma politicamente è una “linea” che fa presa».
«Però bisogna aggiungere – tiene a precisare Cominelli – che in questa provincia non tutto è così, che non tutti la pensano così: fra società civile e terzo settore contro questo “squadrismo” ci si farà sentire».
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Accoglienza diffusa nel Bresciano
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