La Marina militare ti salva in mezzo al Mediterraneo? Bene, sappi che dopo ti può capitare di finire direttamente a Ponte Galeria, il Cie di Roma, senza che ti lascino fare domanda d’asilo, magari anche se sei minorenne. Protesti (o dicono che hai protestato) al Cara di Castelnuovo di Porto? Fuori, aria: il Prefetto ti caccia dall’accoglienza senza basi legali. Le pratiche per l’asilo allo Sportello Profughi della Questura della capitale? Un terno al lotto fra discrezionalità e ritardi. Ma c’è anche il Consiglio dell’Ordine degli avvocati capitolino, che da più di un anno respinge quasi tutte le richieste di ammissione al patrocinio a spese dello Stato presentate dai richiedenti asilo; motivazione, la mancanza della certificazione consolare sui redditi nel Paese d’origine; illegittimo, oltre che grottesco: come se un profugo potesse seraficamente richiedere questi certificati ai funzionari del Paese da cui è fuggito, e per le pratiche, poi, che gli servono a veder riconosciuto proprio quel diritto a fuggire…
Sono tutte situazioni in cui si sono imbattute le operatrici del Centro operativo per il diritto all’asilo di Roma nel suo primo anno di attività. Aperto nell’ottobre 2013 e promosso dall’associazione SenzaConfine, dall’Asgi e da Laboratorio 53 con il sostegno di Open Society, il Centro ha l’obiettivo di contribuire, nella capitale, al rispetto dei diritti di richiedenti asilo e rifugiati, «assicurando che anche in Italia possano godere concretamente di tutele in linea con gli standard internazionali».
50 azioni legali
Fra ottobre 2013 e settembre 2014 il Centro operativo ha assistito più di 90 persone, accompagnandole negli uffici pubblici competenti per il disbrigo delle loro pratiche. Invece le “azioni giudiziali” promosse del Centro, che hanno avuto l’obiettivo principale di interrompere le prassi illegittime di volta in volta riscontrate, hanno riguardato in tutto 38 richiedenti asilo assistiti e hanno preso la forma, nero su bianco, di 50 azioni legali di cui 12 presso la Cassazione, 18 davanti al Tribunale Civile di Roma, 3 davanti al Tribunale Penale capitolino, 5 davanti al Tar del Lazio, mentre «le restanti, che riguardano la procedura relativa alla misura del trattenimento, sono suddivise fra la competenza del Giudice di Pace e quella del Tribunale».
I risultati del primo anno di attività del Centro sono stati presentati nei giorni scorsi a Roma e sono pubblicati nel dossier Chi fa la legge? Pubblica amministrazione e diritto d’asilo.
“VUOI CHIEDERE ASILO? TI METTO NEL CIE. E TI FACCIO CONOSCERE IL TUO CONSOLE”
Un caso gravissimo che si è verificato nel primo anno di attività del Centro operativo per il diritto all’asilo risale al maggio 2014, quando a un giovane nigeriano, L. I., soccorso in mare dalle imbarcazioni della Marina Militare e trasferito poi nel Cie di Roma, non è stato consentito di formalizzare la propria richiesta d’asilo per quasi una settimana. L. I. infatti aveva espresso la propria volontà di chiedere protezione già al momento dello sbarco in Italia. Ma è stato immediatamente “raggiunto” da un ordine di espulsione con richiesta di trattenimento. Nell’udienza di convalida del trattenimento il giovane aveva ribadito la volontà di chiedere protezione, peraltro espressamente segnalata anche nel verbale di udienza… Però la richiesta non solo non è stata formalizzata, ma L. I. è stato sottoposto, contro la sua volontà, al colloquio con le autorità consolari nigeriane ammesse al centro per effettuare le operazioni di identificazione. «È stato necessario far intervenire i membri dell’Unhcr operanti a Roma per impedire che L.I. fosse illegittimamente rimpatriato» (Fonte: “Chi fa la legge? Pubblica amministrazione e diritto d’asilo”, 2015). |
I recapiti del Centro operativo per il diritto all’asilo sono i seguenti: c/o Associazione SenzaConfine, via di Monte Testaccio 23/a, Roma – tel.-fax 06 57289579 – e-mail: ass.senzaconfine@gmail.com
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