Bardonecchia, Ventimiglia e Como. Liguria, Piemonte e Lombradia. Zone di confine fra Italia e il resto d’Europa diventate note alle cronache d’immigrazione per le tragedie che si stanno consumando in questi territori.
Si chiude un varco e se ne apre un altro e se è diventato sempre più difficile passare da Ventimiglia e praticamente impossibile passare da Como la nuova via protagonista, per fuggire dall’Italia, è ormai la Valle di Susa. Dalla scorsa estate infatti, le montagne di Bardonecchia sono interessate da importanti flussi di migranti che tentano di passare il confine con la Francia.
Gli abitanti di Bardonecchia e i turisti si sono ormai abituati ad assistere a queste scene. Sono soprattutto ivoriani e guineani che risalgono i sentieri che portano in Francia e molto spesso si tratta di MSNA. Chi riesce a sfuggire ai controlli della gendarmerie e a svalicare in Francia può trovare un aiuto al Crs, il Collettive refuge solidaire, che accoglie chi arriva nei pressi alla stazione di Briançon. Sono però diverse le realtà, sia italiane che francesi, che si stanno impegnando per fornire un aiuto ai migranti, anche solo in termini di ristoro e riparo. Ad esempio a Bardonecchia un’edicola in disuso è stata trasformata in un dormitorio di emergenza. Non bisogna dimenticare che la stragande maggioranza delle persone arriva impreparata ad affrontare strade e sentieri alpini e il rischio maggiore è quello del congelamento.
In realtà nessuna novità rilevante se non la conferma che il pericolosissimo viaggio migratorio che ha portato in Italia (Europa) persone in fuga da persecuzioni e conflitti (e che viene descritto dai media responsabili e non “viaggio nell’inferno”, “viaggio senza speranza”) non finisce con lo sbarco. Il mantenimento del Regolamento Dublino III, così come prospettato a Bruxelles nei mesi scorsi, non porterà miglioramenti a questa situazione drammatica e sempre più le frontiere interne di Europa diventeranno luoghi potenzialmente mortali.
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