Cantieri Meticci è una compagnia teatrale bolognese, ma porta in sè molto di più di una città e di un luogo geografico; porta in sè la molteplicità di una società, quella italiana, che si è fusa, amalgamata, trasformata e allargata (nonostante tutto) ad altre società. Tutto questo grazie anche all’Arte.
Proviamo a raccontare brevemente la storia della compagnia e un minuscolo frammento del suo futuro, grazie all’aiuto del regista della compagnia, Pietro Floridia.
Cantieri Meticci nasce ufficialmente nel 2014 ma in realtà proviene e dà continuità a un’esperienza teatrale, creatasi nel 2005, grazie al Teatro dell’Argine di San Lazzaro di Savena (BO) e all’apertura, degli SPRAR bolognesi, a una proposta teatrale. Ogni anno, dal 2005, gli attori della compagnia, prima Teatro dell’Argine e oggi Cantieri Meticci, entrano nelle strutture degli SPRAR, fanno una performance e raccontano che cosa è un laboratorio teatrale. Chi fra gli ospiti è interessato può prendere parte al laboratorio e cimentarsi con la lingua, le relazioni, le esperienze, le fatiche e le gioie del teatro.
Il passaggio, avvenuto nel 2014, da progetto-laboratorio del Teatro dell’Argine a compagnia teatrale indipendente-Cantieri Meticci è stato fortemente voluto da Pietro Floridia. La finalità? Una scommessa su due livelli: l’integrazione e il lavoro. Lavoro vero, retribuito e a partire da competenze acquisite e riconosciute.
L’integrazione ovvero l’autobiografia di un quartiere
Si è passati da un unico enorme laboratorio, che accoglieva decine fra italiani e immigrati (richiedenti asilo e rifugiati ospitati negli SPRAR di Bologna), a sei piccoli laboratori legati a sei quartieri di Bologna e a sei spazi della città; soprattutto biblioteche e scuole superiori. Per l’anno in corso (2015-16) è stata attivata anche una partnership con l’Accademia delle Belle Arti per portare sempre più il discorso artistico, globalmente inteso, nei laboratori teatrali. Lo scopo è quello di creare delle compagnie permanenti di quartiere, dove si possa sviluppare una stretta rete fra cittadini, rifugiati e richiedenti asilo. Compagnie più legate al territorio, quindi più capaci di raccontare il territorio stesso, i suoi mutamenti o le sue resistenze e soprattutte compagnie che possano diventare strumento di incontro, scambio e integrazione.
Il lavoro ovvero la scommessa sul futuro
Cantieri Meticci consta fra i 12 e i 14 attori (la parte fissa della compagnia), che sono i protagonisti degli spettacoli messi in scena ma sono anche le guide dei laboratori teatrali attivati sul territorio. Gli attori si suddividono in “coppie miste” (un italiano e un richiedente asilo/rifugiato), ma a volte anche in terzetti, e seguono tutta la parte progettuale e laboratoriale. E’ proprio qui che per Pietro Floridia “avviene la scommessa maggiore e cioè quella di creare lavoro. Lavoro a partire dalla realtà del teatro, luogo dove esiste la possibilità di riconoscere e coltivare anche i background culturali di ciascuno“. Senza tralasciare, rimarca ancora Floridia, che diventare una compagnia indipendente significa anche poter partecipare a bandi, a fondi che hanno una ricaduta reale in termini di stipendi.
Cantieri Meticci agisce con concretezza, tramite scelte radicali che non appiano mai scontate ma anzi ci sorprendono per la loro applicabilità. Con la compagnia bolognese di Pietro Floridia il teatro diventa strumento, mezzo di accettazione propositiva e di esplorazione del cambiamento che sta investendo le nostre città. Si tratta di una sfida che va colta nella sua radicalità e attraverso cui si possono far convergere le più diverse esperienze artistiche, tutte tese a raccontare le influenze sociali, artistiche e culturali che queste migrazioni stanno portando.
L’esperienza di Cantieri Meticci per ora è un’esperienza del tutto emiliana, e nella fattispecie bolognese, ma si stanno intravedendo le prime contaminazioni territoriali. Durante l’estate 2015 la compagnia è stata chiamata dal Teatro Rossi Aperto (TRA) di Pisa per un lavoro sulla Tempesta di Shakespeare e anche qui, nella città toscana, dovrebbe cominciare un laboratorio permanente annuale sulle impronte lasciate da Cantieri Meticci.
Cantieri Meticci è una cartina tornasole, fondamentale per comprendere il presente, il qui e ora, delle nostre città, dei nostri luoghi identitari e dei volti che hanno moltiplicato le forme dell’esistere.
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