Lo scorso luglio, attraverso una comunicazione di servizio, l’Agenzia delle Entrate, in collaborazione con il Ministero dell’Interno e il Ministero della Salute ha dato il via a una nuova procedura di attribuzione del codice fiscale ai richiedenti asilo. Il codice fiscale sarà provvisorio e numerico fino alla notifica favorevole della Commissione Territoriale.
L’attribuzione di un codice provvisorio ai richiedenti protezione internazionale avverrà contestualmente al rilascio della ricevuta attestante la verbalizzazione della domanda di protezione internazionale (sempre che il sistema di comunicazione fra Agenzia delle Entrate e Questure funzioni). I richiedenti asilo manterranno il codice fiscale numerico fino al momento della notifica della decisione favorevole e solo in quel momento potranno avere quello definitivo alfanumerico. Per tutti coloro che invece riceveranno un diniego la procedura si arresterà e il codice numerico non avrà più valore.
Come sempre la teoria indica percorsi e procedure che sembrano semplici e lineari. Non così la prassi pratica. A riprova una lettera inviata ai Ministeri interessati da ASGI, ARCI, CARITAS, C.I.R. Consiglio Italiano per i Rifugiati, COMUNITA’ SANT EGIDIO, EMERGENCY, F.C.E.I.- Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, FONDAZIONE MIGRANTES, MEDU – Medici per i Diritti Umani, NAGA in cui si denuncia l’impossibilità pratica di accedere ai diritti fondamentali tramite il codice fiscale numerico.
Il codice fiscale numerico, essendo più breve, spesso non viene riconosciuto e come viene ben descritto nella lettera “si riscontra l’impossibilità di accedere al Servizio Sanitario Nazionale, di iscriversi ai tirocini formativi, di partecipare ai corsi di formazioni professionale, di accedere al lavoro, di ottenere la residenza e/o il rilascio dei farmaci con la prescrizione medica anche a causa dell’incapacità dei sistemi operativi telematici di riconoscere la validità del codice fiscale così assegnato”
La lettera, inviata a fine novembre 2016, conclude con la richiesta di riconsiderare l’assegnazione di un codice fiscale provvisorio, numerico e più breve al fine di “assicurare parità di trattamento per cittadini richiedenti la protezione internazionale”.
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