Vie di Fuga ha intervistato Daniele Albanese, responsabile dell’area internazionale della Caritas, per un resoconto sull’andamento delle accoglienze nate dai corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di sant’Egidio insieme alla Conferenza episcopale italiana (Cei), con la Caritas e la Fondazione Migrantes.
1- Sono passati più di due mesi dall’arrivo delle prime 25 persone dall’Etiopia, come stanno procedendo le accoglienze?
Le persone arrivate con il primo dei corridoi umanitari organizzati dall’Etiopia e prese in carico dalla Caritas all’interno del progetto “Protetto Rifugiato a casa mia” sono state due nuclei famigliari. Il primo, una famiglia somala di sette persone, padre, madre e 5 figli, accolti dalla Caritas di Ragusa. Il secondo un padre eritreo solo con due figli accolti a Ventimiglia. Le restanti persone sono state accolte dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma e alcune direttamente dai familiari che non vedevano da molto tempo.
Tutte le accoglienze stanno andando molto bene. Dopo un primo momento di ambientamento sta iniziando il percorso di integrazione e la presa in carico sanitaria in particolare delle persone con vulnerabilità.
2- Sono emerse delle criticità, e se si quali?
A Ragusa una bambina somala è affetta da una malattia genetica e sta facendo una serie di controlli medici per capire esattamente di cosa si tratta e quale tipo di intervento chirurgico è possibile fare. Intanto i bambini stanno imparando velocemente l’italiano e hanno iniziato l’inserimento scolastico. Il padre, che già al suo paese faceva il contadino, ha iniziato a frequentare la cooperativa agricola sociale che la Caritas di Ragusa ha promosso nella campagna ragusana. La piccola criticità è dovuta al fatto che la famiglia aveva un livello socio-culturale molto basso e chiaramente riscontro delle difficoltà nell’abituarsi allo stile di vita italiano.
A Ventimiglia una bambina ha una cecità all’occhio che secondo i medici etiopi si poteva curare, ma che purtroppo le visite oculistiche in Italia hanno confermato non trattabile. La bimba ha comunque iniziato la scuola con una calda accoglienza. Il padre, che già in Eritrea conosceva l’italiano, ha iniziato ad aiutare la Caritas di Ventimiglia molto impegnata in questo periodo con il transito consistente di diversi eritrei. Ha inoltre supportato l’accoglienza di una donna eritrea sola con bambino arrivata dall’evacuazione umanitaria dalla Libia e accolta a Sanremo dalla stessa Caritas diocesana. La piccola criticità a Ventimiglia son state le tempistiche per la formalizzazione della domanda d’asilo, dovute al forte transito di persone intercettato dalla Questura, che hanno creato un po’ di ansia ai beneficiari, ma sono state risolte.
3- Quali i prossimi passi?
Sono ora in partenza, insieme ai colleghi della Comunità di Sant’Egidio, per l’Etiopia per preparare il prossimo arrivo di 114 persone il 27 febbraio. I beneficiari saranno accolti da 17 Caritas diocesane da Nord a Sud Italia.
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