Alla festa-incontro del 3 luglio alla Cavallerizza di Torino, la rete SenzaAsilo (vedi news precedente) ha tracciato un bilancio sui primi sei mesi di attività: «Una battaglia piccola per i numeri ma grande per chi era nell’assurda situazione di avere un lavoro ma non i documenti e oggi può di nuovo iniziare a progettare un futuro».
L’esperienza della rete SenzaAsilo, partita nello scorso dicembre, ha avuto anche risonanza nazionale. Ad Asti pensano oggi di riprenderla alcuni operatori di CAS. Ma intanto a Torino si continuerà a ragionare e a lavorare.
«Con le istituzioni bisogna cercare il dialogo, il muro contro muro non serve – ha detto all’incontro-festa della Cavallerizza di Torino Debora Boaglio della Diaconia Valdese -. Ma perché in Italia, dove c’è un decreto flussi ben poco spendibile per le persone, uno che ha un lavoro deve passare per l’asilo per poter restare?».
Diritti, anche se a termine
Tira le somme Monica Durigon (cooperativa Esserci): «Qualche risultato lo abbiamo raggiunto: una sessantina di persone oggi si vede riconosciuto un diritto. Un diritto a termine. Possiamo dirci che è un risultato che va oltre le aspettative iniziali. Grazie all’appoggio anche del mondo produttivo si sono scardinati dei pregiudizi. E con una rete non troppo strutturata abbiamo dimostrato che si può lavorare insieme come operatori di SPRAR e operatori di CAS, non per i nostri enti gestori ma per i nostri ospiti e per i cittadini. Ma adesso bisogna continuare, per le responsabilità che abbiamo verso le persone che abbiamo e che avremo in accoglienza».
“La nostra battaglia, la nostra festa” “3 luglio, festa di SenzaAsilo… Abbiamo discusso, mangiato, ballato e cantato con CoroMoro. Festeggiato una battaglia, piccola per i numeri ma grande per chi era nell‘assurda situazione di avere un lavoro ma non i documenti e oggi può di nuovo iniziare a progettare un futuro. Per una volta con un po’ di leggerezza, un po’ di follia e… tenendo alto il morale, nonostante tutto. |
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