Arriva dalla Consulta delle culture della città di Palermo un documento che promuove una trasformazione radicale dell’approccio delle istituzioni al problema delle migrazioni. Il documento che è stato chiamato Mobilità umana internazionale – Carta di Palermo 2015 è nato nei giorni del convegno internazionale ‘Io sono persona’ ed è stato approvato ufficialmente dalla Giunta Comunale della città siciliana a fine marzo. Fra le proposte del documento si trova anche l’abolizione del permesso di soggiorno.
Si tratta di un documento con cui l’amministrazione siciliana vorrebbe suscitare il dibattito e determinare nuovi provvedimenti a livello nazionale ed europeo circa il diritto alla libera circolazione delle persone. Si legge nel testo «la migrazione non può […] essere considerata come un problema di frontiere. […] Occorre liberalizzare questa mobilità umana e valorizzarla come una risorsa». Il punto centrale è quello di favorire la trasformazione della migrazione, che è ad oggi fonte di dolore e sofferenza, fino a farla diventare l’espletamento di un diritto umano, quello dello spostarsi, del muoversi. «Nessun essere umano ha scelto, o sceglie, il luogo dove nascere – afferma la Carta – tutti devono vedersi riconosciuti il diritto di scegliere il luogo dove vivere, vivere meglio e non morire»
La carta si spinge anche oltre proponendo la cancellazione del permesso di soggiorno. Le ragioni addotte sono legate alla constatazione che questo documento sottopone il cittadino straniero ad un sistema burocratico imprevedibile e lo costringe a vivere una precarietà assoluta. Se il permesso è legato a un contratto di lavoro si viene a creare spesso una situazione per cui i datori stessi di lavoro hanno un potere inconcepibile rispetto alla vita dei propri dipendenti non italiani, i quali si possono trovare stretti in una morsa tra la possibilità di una condizione illegale di vita e i ricatti dei propri superiori. Annullare il permesso di soggiorno permetterebbe agli stranieri di vivere più serenamente nel Paese che li ha accolti e contribuire così alla costruzione di «una nuova cittadinanza basata sulla condivisione e sul rispetto reciproco»
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