Un gruppo di avvocati e operatori legali coordinati da Asgi sta monitorando da giugno 2016 la situazione che si è venuta a creare in Grecia dopo l’accordo UE-Turchia. Il risultato di questi monitoraggi sono dei report, intitolati “Esperimento Grecia”, consultabili gratuitamente sul web.
Il primo report: “Esperimento Grecia. Il diritto di asilo e la sua applicazione dopo l’accordo (dichiarazione) EU-Turchia del 18 marzo 2016” (scarica qui) nasce da un gruppo di lavoro che si è recato in sei differenti zone della Grecia, con l’obiettivo di realizzare un’osservazione giuridica di quanto accadeva in Grecia a seguito della Dichiarazione (di seguito Accordo) fra i capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea e della Turchia , conosciuto come “EU-Turkey statement”, del 17 e 18 marzo 2016.
Il secondo report, presentato recentemente a Roma, si intitola “Esperimento Grecia: un’idea di Europa. Il sistema di asilo greco ad un anno dall’accordo (dichiarazione) Ue-Turchia” (scarica qui) e si pone in continuità con il lavoro precedente ponendo al centro una seconda attività di osservazione e ricerca realizzata ad Atene e nelle isole di Lesbo, Chio e Samos.
Questo secondo report ha avuto come obiettivo quello di aggiornare le informazioni raccolte lo scorso giugno e quello “di mettere in luce come in effetti la Grecia possa ancora e sempre più essere considerata alla stregua di un laboratorio per la sperimentazione ed il perfezionamento delle più recenti politiche europee in materia di gestione dei flussi migratori il cui fine, ormai sempre più esplicito, sarebbe quello di ridurre drasticamente gli arrivi nello spazio europeo“.
Ciò che è stato osservato e raccontato nel report è che nel corso dell’anno, grazie alla pubblicazione del c.d. Joint Action Plan realizzato dalla Commissione UE, sono stati messi in opera degli aggiustamenti per implementare più efficacemente l’accordo. E le conseguenze sono ovviamente drammatiche: dalla drastica diminuzione degli arrivi, alll’estensione del ricorso alla valutazione sull’ammissibilità delle domande di asilo anche dei non siriani, fino alla volontà di ricorrere più sistematicamente allo strumento della detenzione amministrativa.
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