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Dal documentario Fuocoammare di Giamfranco Rosi
Dal documentario Fuocoammare di Giamfranco Rosi

Fuocoammare – di Gianfranco Rosi – Documentario  – 1h 46m – Italia/Francia

Lampedusa, isola di accoglienza. Isola di pescatori. Isola di migrazioni in transito. Sempre al centro delle cronache degli sbarchi è ormai un’isola famosa. Candidata al Nobel per la pace nel 2014, in queste settimane, è nuovamente alla ribalta dei riflettori grazie al documentario Fuocoammare del regista Gianfranco Rosi che si è aggiudicato l’Orso d’oro al Festival di Berlino.

Il lavoro di Rosi nasce da una proposta dell’Istituto Luce di girare un cortometraggio sulla tragedia del 3 ottobre. Il risultato è un documentario realizzato durante un anno di residenza sull’isola che non racconta un fatto di cronaca specifico ma intreccia storie diverse, quotidiane, tragiche e tremendamente umane.

Rosi resta un anno a raccogliere immagini, a riprendere ciò che accade nell’isola siciliana perché per raccontare una storia ha bisogno di vivere dentro la storia stessa. In un’intervista rilasciata a Internazionale dichiara: “se fossi rimasto a Lampedusa tre settimane non sarei stato in grado di fare il film. Il tempo è sempre fondamentale nello sviluppo dei miei film. Il film viene scritto girando, non c’è mai una cosa scritta su carta.”

Una scena del documentario
Una scena del documentario

La protagonista del documentario è Lampedusa, quella dei morti in mare, quella dei salvataggi e quella degli isolani che la vivono da generazioni e generazioni. Il punto di incontro fra queste storie è il medico Bartolo che cura la salute degli abitanti dell’isola e assicura i primi soccorsi ai migranti. Si tratta di una figura indimenticabile come indimenticabile è la testimonianza che rilascia a Rosi, non guardando neppure la telecamera, sulla terribile quotidianità di vedere le sofferenze umane e la morte di chi tenta la traversata del Mediterraneo.

Fuocoammare è un film necessario e quanto mai contemporaneo. Potrebbe (e dovrebbe) essere proposto in tutte le scuole secondarie perché incita a guardare un fenomeno che ci riguarda da vicino da angolazioni non scontate. Il racconto non è mediato da nessuna narrazione e non ci sono nemmeno dichiarazioni, enunciazioni o allarmismi perché il racconto di Fuocoammare è il fluire della vita stessa.

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