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La Nigeria Paese d’origine sicuro? “Una politicizzazione del diritto”

Il più popoloso Paese africano è stato inserito nella nuova lista che sancisce una presunzione di infondatezza per le richieste d’asilo presentate dai cittadini di 16 Stati. Alla prima lista del 2019 è stata tolta l’Ucraina ma si sono aggiunte anche la Costa d’Avorio, il Gambia e la Georgia. Alla fine del 2022, nell’Unione Europea solo Cipro considerava sicura la Nigeria. Per i relatori di un recente webinar del progetto Mediato, le liste dei Paesi d’origine “sicuri” sono «una delle armi principali nelle politiche di ostilità ai richiedenti asilo. Servono fondamentalmente a depotenziare le domande d’asilo che arrivano da cittadini di Paesi molto rappresentati nel Paese ricevente: una politicizzazione del diritto».

(Foto Pxhere).

 

Alla fine del 2022 c’era un solo Paese nell'”UE allargata” (l’UE a 27 Paesi più Svizzera, Norvegia e Islanda) che considerava come “Paese d’origine sicuro” la Nigeria: Cipro. Dal 2023 se n’è aggiunto un altro, l’Italia.

Infatti, un decreto interministeriale di questi mesi ha deciso  l'”Aggiornamento periodico della lista dei Paesi di origine sicuri per i richiedenti protezione internazionale” (DM 17 marzo 2023). Il provvedimento ha modificato il primo decreto analogo della storia della Repubblica datato ottobre 2019 (eredità del governo Conte I e del primo “decreto sicurezza” del 2018, per quanto emanato all’inizio del Conte II), eliminando da quella lista di 13 Paesi l’Ucraina, già sospesa dall’elenco nel ’22, ma aggiungendo appunto la Nigeria e poi  la Costa d’Avorio, il Gambia e la Georgia

Questi decreti hanno introdotto nelle procedure d’asilo una presunzione di manifesta infondatezza delle domande d’asilo presentate dai cittadini dei Paesi elencati, perché “in via generale e costante” non vi si registrerebbero persecuzioni, torture o violenze indiscriminate.

A prima vista stupisce soprattutto il caso della Nigeria. L’ultima edizione del Global Peace Index colloca il Paese più popoloso dell’Africa al fondo della “classifica” mondiale in tema di conflitti e di sicurezza interna: 143a posizione su 163 Paesi, nell’area dell’indice di pace “basso”. Mentre rimandiamo per altri dettagli alla nostra scheda Paese.

Al di là delle condizioni oggettive dei vari Stati, si tratta di provvedimenti difficili da comprendere anche da un punto di vista giuridico. Ma, alla fine, meno difficili da “comprendere” sotto un’altra prospettiva. Se n’è occupato l’avvocato dell’ASGI Maurizio Veglio, in queste settimane, in un webinar organizzato nell’ambito del progetto Mediato.

“Una strumentalizzazione del diritto”

Le liste di Paese d’origine sicuri sono «una delle armi principali nelle politiche di ostilità ai richiedenti asilo», ha chiarito subito Veglio che pure, naturalmente, nel suo intervento non si è sottratto alle questioni giuridiche, ai risvolti concreti nelle procedure d’asilo e all’analisi dei numerosi punti deboli dei decreti italiani. A partire da quello fondamentale: «La presunzione di infondatezza – ha spiegato l’avvocato dell’ASGI – è incompatibile con il concetto di protezione internazionale, istituto il cui riconscimento impone una valutazione individuale, sulla singola persona come sulle persecuzioni o gravi danni subiti. Il fatto che qualcosa “in via generale” non accada non dovrebbe avere alcuna rilevanza di fronte a una Commissione».

Piuttosto, «nel 2018, quando il concetto è stato introdotto in Italia, era recepito da 16 Paesi membri dell’UE che designavano 64 Paesi di origine sicuri. Però di questi meno della metà, 24 , erano ritenuti sicuri in almeno quattro Stati membri. Che cosa significa? Che queste liste servono fondamentalmente a depotenziare le domande di protezione che arrivano da cittadini di Paesi numericamente molto rappresentati nel Paese ricevente». In pratica, una «politicizzazione, una strumentalizzazione del diritto». 

Esempio lampante per l’Italia, proprio i cittadini nigeriani. I quali pure, ancora nel 2021, hanno riportato in Commissione territoriale oltre il 30% di esiti positivi e il 41% nel ’22 (dato provvisorio gennaio-settembre, fonte rapporto asilo Migrantes 2022), cifre che già indicano di per sè quanto sia aleatoria la presunzione di “sicurezza” per il Paese più popoloso dell’Africa. 

Precisa ancora Veglio: «I richiedenti asilo dei Paesi ritenuti sicuri si vedranno sicuramente respingere la loro domanda? No. Sui media si sono lette sciocchezze colossali. Si tratta in realtà di uno strumento che introduce una presunzione non insuperabile di infondatezza della domanda. In concreto, un richiedente nigeriano che ha chiesto asilo dal 9 aprile si troverà davanti un'”asticella” più alta».

I Paesi d’origine “sicuri” per il DM 17 marzo 2023

  • Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Ghana, Kossovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Senegal, Serbia, Tunisia, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia e Nigeria.
  • Fra i quattro Paesi introdotti nella lista dei Paesi d’origine “sicuri” per la prima volta quest’anno, due si trovano fra le 10 provenienze principali dei richiedenti asilo sia nel 2021 che nel 2022, la Nigeria e la Georgia (fonte Eurostat). Mentre la Costa d’Avorio è quest’anno il principale Paese di provenienza dei migranti sbarcati in Italia (fonte Ministero dell’Interno).
  • Nel 2022 Ghana e Senegal sono stati rimossi dalla lista dei Paesi d’origine sicuri della Francia (fonte EUAA 2022).

Allegato

Le slide dell’intervento di M. Veglio (file .pdf)

Collegamento

Paesi “sicuri”, schede Paese ministeriali e omissis: l’accesso civico dell’ASGI (ASGI, 18 maggio 2023)

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