Una ricerca sugli atteggiamenti verso l’identità nazionale, l’immigrazione e i rifugiati nel nostro Paese sfida le “narrative” del fenomeno migratorio diffuse da alcuni leader politici e da vari media.
«Malgrado le preoccupazioni per la gestione e l’impatto del fenomeno migratorio, la maggior parte degli italiani non adotta una posizione estremista verso i migranti. Molti italiani restano accoglienti verso gli stranieri, compresi gli immigrati e i rifugiati».
Può non far piacere a qualcuno, ma è quanto emerge da una ricerca finalmente seria in mezzo a tanti sondaggi elettorali prêt-à-porter.
Con il titolo Un’Italia frammentata: atteggiamenti verso identità nazionale, immigrazione e rifugiati in Italia, questa indagine è stata realizzata da IPSOS Italia per l’iniziativa internazionale More in Common e per un’organizzazione non profit, la Social Change Initiative di Belfast. Alla sua preparazione ha dato un contributo anche la Fondazione Migrantes. Rientra in un più ampio programma di ricerca che coinvolge anche la Francia, la Germania, l’Olanda, la Grecia, gli USA. E sfida le “narrative” del fenomeno migratorio propalate da alcuni leader politici e da vari media nel nostro Paese.
Quell’identità religiosa…
Ecco alcune sfumature della nostra opinione pubblica sull’argomento. «La stragrande maggioranza degli italiani (72%) – si legge nel report finale della ricerca – sostiene il principio dell’asilo politico e il diritto a trovare rifugio in altre nazioni, compresa la propria (solo il 9% è contrario)».
Ancora, nella società italiana «l’identità religiosa è importante». Infatti «per quasi metà della popolazione il retaggio cattolico influenza la convinzione di avere delle responsabilità verso il prossimo, compresi i migranti e i rifugiati. Il 42% conferma che, in quanto Paese cattolico, l’Italia deve farsi carico dei bisogni di chi arriva in Europa come migrante (mentre il 28% è contrario e il 27% “neutrale”).
Vincono (di misura) i “moderati disimpegnati”
Il campione rappresentativo di 2.000 residenti adulti (intervistati tra la fine del 2017 e la prima metà di questo 2018) ha portato alla luce ben sette gruppi di opinione, cioè «un ecosistema» di credenze e atteggiamenti sull’argomento delle migrazioni più complesso che in tutti gli altri Paesi studiati.
Queste le etichette con cui i ricercatori hanno battezzato i sette gruppi: i «cosmopoliti» (12% del totale), i «cattolici umanitari» (16%), i «moderati disimpegnati» (19%, il gruppo di poco più numeroso), i «trascurati» (17%), i «preoccupati per la sicurezza» (12%), i «difensori della cultura» (17%) e per finire i «nazionalisti ostili» (7%).
Comunicazione e mobilitazione
In questo contesto come è possibile (provare a) costruire una società più forte, resistente e unita, per usare le stesse parole dell’indagine Un’Italia frammentata, «di fronte alle crescenti minacce della polarizzazione e della divisione sociale»?
Le Raccomandazioni del report di ricerca propongono alla società civile italiana alcune strategie di comunicazione. Ad esempio, le iniziative di comunicazione-informazione devono essere indirizzate soprattutto ai gruppi meno polarizzati, cioè al 48% centrale dello spettro dei sette gruppi di opinione. Invece ai due gruppi più aperti, i “cosmopoliti” e i “cattolici umanitari”, si può chiedere un impegno di mobilitazione, senza limitarsi a considerarli un pubblico di mera comunicazione. Ma è anche importante puntare sui “moderati disimpegnati”, convincendoli a «un maggiore coinvolgimento per rafforzare le comunità di cui fanno parte».
… E adesso? Ancora ricerca, e azioneLa Social Change Initiative ha iniziato a costruire una rete di organizzazioni italiane interessate a mettere in pratica le conoscenze acquisite dall’indagine Un’Italia frammentata nelle loro azioni di comunicazione e advocacy: «Daremo una mano nel testare i messaggi e nel diffondere messaggi efficaci». I report delle ricerche “sorelle” di quella italiana in Grecia, Irlanda, Olanda e USA sono attesi entro quest’anno. Quelli realizzati in Francia e Germania sono già on line (cliccare qui). Per altre informazioni: www.moreincommon.com – www.thesocialchangeinitiative.org – Twitter @SCI_Belfast – Facebook @TheSocialChangeInitiative |
… Ma questa è un’Italia anche disinformataL’Istituto Cattaneo di Bologna ha analizzato in un recente contributo i dati forniti dall’Eurobarometro in merito alla presenza di immigrati stimati dai cittadini nei vari Stati membri dell’UE. Agli intervistati si era chiesto: “Per quanto ne sa Lei, qual è la percentuale di immigrati rispetto alla popolazione complessiva in Italia?”. «I cittadini europei sovrastimano nettamente – osserva l’Istituto Cattaneo – la percentuale di immigrati presenti nei loro Paesi: di fronte al 7,2% di immigrati non UE presenti realmente negli Stati europei, gli intervistati ne stimano il 16,7%. Ma in questo caso il dato che riguarda l’Italia è quello più significativo: gli intervistati italiani sono quelli che mostrano un maggior distacco (in punti percentuali) tra la percentuale di immigrati non-UE realmente presenti in Italia (7%) e quella stimata, o percepita, pari al 25%. L’errore di percezione commesso dagli italiani è quello più alto tra tutti i Paesi dell’Unione Europea (+17,4 punti percentuali)». L’analisi del Cattaneo è stata diffusa alla fine di agosto. |
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