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Muri/ 2: se anche la Questura diventa un hotspot

L’Italia fa appello ai valori dell’UE contro la barriera del Brennero. Ma intanto erige inquietanti muri “di carta” nella Questura di Milano, dove alcuni migranti che desideravano presentare domanda d’asilo hanno ricevuto un decreto di espulsione dopo aver compilato un modulo predisposto per “valutare” preliminarmente, contro la legge, se avevano diritto o meno alla protezione.

Foto ASGI.
Foto ASGI.

 

Abbiamo delle istituzioni pronte a fare accorato appello «ai  valori fondamentali» dell’Unione Europea contro la barriera austriaca del Brennero: vedi la lettera d’aprile scritta alla Commissione europea dai nostri ministri Alfano e Gentiloni (e vedi la news precedente). Ma, nello stesso tempo, pronte a erigere inquietanti muri “di carta” nei confini del Paese. Anzi, adesso, negli stessi uffici che hanno il dovere di garantire l’accesso al diritto d’asilo.

Nelle ultime settimane, infatti, secondo quanto denunciato in questi giorni dall’ASGI con le associazioni Naga e Avvocati per niente, a numerosi stranieri che si sono rivolti agli uffici della Questura di Milano per presentare domanda d’asilo è stato chiesto di compilare un modulo prestampato con alcune domande «tese a “valutare” se il richiedente potesse essere considerato effettivamente un soggetto avente diritto alla protezione o piuttosto si potesse trattare di un migrante economico».

Quando questo bizzarro screening è risultato “negativo”, il richiedente protezione si è ritrovato in mano un decreto di espulsione senza che la sua domanda d’asilo fosse registrata.  Inoltre, denunciano le associazioni, la Questura di Milano non consente di accedere agli uffici agli avvocati che accompagnano i richiedenti.

«Entrambe le iniziative – affermano ASGI, Naga e Avvocati per niente – oltre ad essere evidentemente irregolari denotano, da un lato, la trasformazione sostanziale di un servizio volto alla ricezione delle domande d’asilo in un filtro arbitrario delle domande stesse e, dall’altro lato, una violazione palese del diritto alla difesa».

Le tre associazioni hanno indirizzato alla Questura una lettera in cui le chiedono di adeguarsi alla legge, riservandosi in caso contrario di rivolgersi all’autorità giudiziaria ma anche alla Commissione UE per infrazione della direttiva comunitaria 2013/32 (la “direttiva procedure”).

Allegato

La lettera di ASGI, Naga e Avvocati per niente alla Questura di Milano (file .pdf)

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