Per il nuovo “Rapporto sui centri di identificazione ed espulsione” della commissione Diritti umani del Senato, i tre hotspot oggi dichiarati attivi nel nostro Paese fanno parte del “sistema CIE”.
Il primo bilancio istituzionale ad alto livello sull’“approccio hotspot” (e sulle sue storture) si trova, nero su bianco, nel nuovo Rapporto sui centri di identificazione ed espulsione in Italia appena pubblicato dalla commissione Diritti umani del Senato.
Tira le somme il documento a cinque mesi dall’apertura dell’hotspot di Lampedusa: «A fronte di un tasso di identificazioni che ha superato l’80%, non corrispondono risultati positivi in termini di persone ricollocate e persone rimpatriate. Unico risultato tangibile è l’aumento di stranieri con in mano un decreto di respingimento differito del Questore che intima di lasciare il nostro Paese entro sette giorni, persone che di fatto rimangono poi nel territorio italiano irregolarmente».
Così il bilancio oggi non può che essere «deficitario», per il «sostanziale fallimento» sia del programma di ricollocazione negli altri Paesi membri dell’UE sia dell’attuazione dei rimpatri.
6 più 3, è il “sistema CIE”
Sono sei i CIE oggi funzionanti (Bari, Brindisi, Caltanissetta, Crotone, Roma e Torino). Nel 2015 vi sono passati oltre 5.200 “trattenuti”. Come negli anni precedenti, ne sono poi stati effettivamente rimpatriati solo la metà, il 52% (la percentuale scende ancora se si considerano tutti i 34.107 stranieri sottoposti nel 2015 a un provvedimento di espulsione dal nostro Paese: ne sono stati effettivamente allontanati circa 16 mila, il 46%).
Sono ormai tre, invece, gli hotspot dichiarati attivi sempre al gennaio 2016, e che il Rapporto presenta significativamente in un capitolo dal titolo “Fotografia del sistema CIE”: Lampedusa (il primo ad essere aperto, nel settembre 2015), Trapani e Pozzallo.
Diritti umani, lavori in corso
La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato ha proseguito nel 2015 un’indagine conoscitiva sulla situazione dei centri di identificazione ed espulsione (CIE) avviata all’inizio di questa XVII legislatura. Nel settembre 2014 aveva già approvato un primo Rapporto sui centri di identificazione ed espulsione.
Questo secondo Rapporto presentato mercoledì a Roma tiene conto, in particolare, dell’Agenda europea sulle migrazioni (maggio 2015) per quanto riguarda appunto l’identificazione, il trattenimento e l’espulsione dei migranti. (segue nella notizia successiva)
Collegamento
Il Rapporto (febbraio 2016, file .pdf 2 mbyte)
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