Ad aprile i richiedenti asilo registrati nell’UE “allargata” in lockdown sono stati poco più di un decimo rispetto a gennaio. Ma l’EASO avverte: “Nulla indica che la ‘domanda’ di protezione internazionale sia in calo. I Paesi dell”UE+’ dovrebbero prepararsi ad aumenti di richieste d’asilo nel medio periodo, anche per le ripercussioni del COVID-19 nei Paesi a basso reddito” .
La chiusura dei confini e la riduzione, se non la paralisi, delle procedure d’asilo hanno portato a un crollo delle domande di protezione raccolte nei confini dell’UE “allargata”: 8.730 quelle registrate ad aprile, l’87% in meno rispetto a gennaio.
E tuttavia, “malgrado le misure di emergenza – osserva l’EASO, fonte di questo dato – ad aprile le richieste d’asilo sono state quasi il decuplo degli attraversamenti illegali di migranti registrati ai confini dell”UE+’ (900). Questa disparità indica che, nonostante la sospensione di alcune attività dei sistemi d’asilo in molti Paesi, le domande di protezione non si sono fermate”.
Sempre ad aprile, le decisioni emesse in prima istanza nel UE “allargata” sono state 35.075. Rispetto al periodo “pre-COVID” il calo di attività è di un terzo (-31% rispetto a gennaio). Di contro, l’ultimo mese ha visto una netta crescita delle decisioni positive (status di rifugiato e protezione sussidiaria): ben il 52% sul totale, contro il 30% circa dei mesi precedenti.
Quanto ai prossimi mesi, con l’allentarsi delle restrizioni di viaggio e all’interno dei Paesi europei, l’EASO prevede una lenta crescita delle domande di protezione. Una crescita che, osserva l’Ufficio di supporto all’asilo con sede a Malta, sembra già delinearsi nei dati di maggio.
“Nulla indica che la ‘domanda’ di protezione internazionale sia in calo – avverte l’EASO -. E come abbiamo già evidenziato a maggio, i Paesi dell”UE+’ dovrebbero prepararsi ad aumenti di richieste d’asilo nel medio periodo, anche per le ripercussioni del COVID-19 nei Paesi a basso reddito”.
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