Le richieste d’asilo presentate nell'”UE+” nei primi sei mesi del 2016 sono state 632 mila: un dato in netto aumento rispetto allo stesso periodo del 2015 ma molto inferiore a quello registrato nel secondo semestre dell’anno scorso; e da collocare nella prospettiva del disastro umanitario globale. Intanto per la Finlandia l’Irak è diventato “Paese sicuro”, e questo ha avuto subito conseguenze sugli esiti delle domande di protezione.
Nella prima metà del 2016 sono 632 mila le richieste di protezione internazionale presentate nel territorio della “UE+”, quasi 200 mila in più rispetto alla prima metà del 2015, quando erano state 447 mila. Un netto aumento si è registrato a giugno.
Tuttavia la cifra totalizzata nel primo semestre di quest’anno, pubblicata nella nuova serie statistica mensile dell’EASO, si colloca a livelli molto inferiori rispetto a quella raggiunta nel secondo semestre 2015, pari a 903 mila richieste d’asilo.
E va collocata nella prospettiva del disastro umanitario globale che nel 2015, per guardare solo alla nazionalità siriana, ha visto la fuga all’estero di un milione di rifugiati. Mentre in tutto il mondo, sempre nei soli 12 mesi dell’anno scorso, guerre e persecuzioni hanno costretto alla fuga come nuovi rifugiati, nuovi sfollati interni o nuovi richiedenti asilo 12,4 milioni di persone (dati UNHCR, vedi su Vie di fuga).
Dal 1° al 30 giugno di quest’anno le richieste d’asilo nel territorio dell’Unione con la Svizzera e la Norvegia hanno raggiunto quota 120.471, il 21% in più rispetto a maggio (99.187) e attestandosi a livelli superiori anche rispetto ai mesi precedenti, nonostante lo sbarramento della frontiera del Mediterraneo orientale. Siria, Irak e Afghanistan si confermano i primi tre Paesi di provenienza.
Se l’Irak diventa “sicuro”
Sempre in giugno le autorità dei Paesi “UE+” hanno esaminato in prima istanza, in totale, circa 90.400 richieste (+ 25% rispetto a maggio).
«A confronto del giugno 2015 il numero di decisioni è raddoppiato», certifica l’EASO. Ma sempre in rapporto al 2015, è raddoppio anche se si guarda a una scala semestrale (nel primo semestre 2016 le decisioni sono state in tutto 488 mila).
Rispetto alle 90.400 decisioni emesse a giugno, quelle con esito positivo sono state il 59%, «quattro punti percentuali in più rispetto al mese precedente». Aggiunge l’EASO: «Questo aumento è dovuto in larga parte alla crescita delle decisioni emesse sui casi di nazionalità siriana con evidente bisogno di protezione».
Considerando le maggiori nazionalità fra i richiedenti asilo (vedi la tabella qui sopra), emerge che hanno ottenuto una decisione positiva (status di rifugiato o protezione sussidiaria) il 98% dei siriani, ma solo il 42% degli afghani; mentre fra maggio e giugno la percentuale di decisioni positive per i richiedenti irakeni è scesa dal 64% al 57%, mantenendoli ben sotto la soglia di eleggibilità per la relocation.
Questa diminuzione, nota l’EASO, riflette tra l’altro i recenti provvedimenti adottati in Finlandia, per la quale l’Irak è oggi un “Paese sicuro”.
Allegato
Latest asylum trends – June 2016 (EASO, luglio 2016, file .pdf)
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