Il decreto sicurezza e le norme in esso contenute hanno spinto alcuni sindaci italiani a portare avanti atti di disobbedienza civile, descritti provocatoriamente anche come atti di obbedienza costituzionale. Dal sud al nord, da Palermo a Bergamo passando per Firenze, una mappa di sindaci che tentano di tenere uniti legalità e umanità.
Al centro della contestazione dei sindaci la norma secondo cui i migranti che richiedono asilo non potranno più essere iscritti all’anagrafe del comune e, di conseguenza, non potranno godere di diritti basilari. La legge Salvini apporta infatti modifiche all’articolo 4 del decreto legislativo 142/2015 attraverso un comma secondo cui “il permesso di soggiorno per richiesta d’asilo non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica”.
Il decreto sicurezza e immigrazione -ahinoi – mette nero su bianco una prassi che da anni si è imposta in Italia sia attraverso leggi dello stato sia attraverso il modus operandi degli uffici amministrativi: l’esclusione dai servizi sociali attraverso la limitazione dell’iscrizione anagrafica.
Il sindaco che ha sollevato la questione è stato Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo che ha inviato una nota al capoarea dell’Anagrafe della sua città per chiedergli di “approfondire tutti i profili giuridici anagrafici” che deriveranno dall’applicazione della norma, ma, nelle more dell’approfondimento, scrive il primo cittadino, “impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”.
A seguire Leoluca Orlando sono stati molti altri sindaci, un centinaio fino ad ora, sparsi in tutta Italia e mappati da una ricercatrice, Cristina Del Biaggio, in una mappa online consultabile al seguente link http://umap.openstreetmap.fr/it/map/resistenze-locali-al-decreto-salvini_279671#6/51.000/2.000
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