Rifugiati e il diritto allo studio/3. L’Università di Torino
Un gruppo di studio, fucina di nuove idee per supportare studenti rifugiati all’Università di Torino. Intervista ad uno studente e alla referente del progetto. Chiudiamo il cerchio dell’indagine su rifugiati e diritto allo studio in alcune università italiane con il caso dell’Università degli Studi di Torino intervistando uno degli studenti facente parte del progetto pilota inaugurato a Torino e la referente dell’università, Simona Taliani. A partire dall’anno accademico 2015/16 è nato un tavolo di coordinamento che ha visto la partecipazione di alcuni docenti del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, il Servizio Stranieri del Comune di Torino, l’Associazione di Promozione Sociale Mosaico – Azioni per i rifugiati, l’Associazione Frantz Fanon, la Chiesa Valdese e l’Ufficio Pastorale Migranti al fine di monitorare un progetto pilota per un primo gruppo di studenti universitari titolari di protezione internazionale. L’iniziativa del dipartimento CPS, sostenuta in particolare da Simona Taliani e Roberto Beneduce, con il supporto di Marco Buttino1 e della Direttrice Franca Roncarolo, dovrebbe servire da fucina per strutturare un progetto per il prossimo anno accademico 2016/17 che risponda concretamente alle esigenze degli studenti rifugiati e possa accompagnarli durante l’intero ciclo di studi (3+2). I corsi di studio scelti dai 10 studenti partecipanti sono soprattutto in ambito politico, economico e linguistico. Dei 10 studenti e studentesse iscritti a Unito, 7 hanno partecipato regolarmente alle attività proposte dal progetto pilota. Ognuno di loro ha avuto assegnato un tutor per incontri individuali di studio, integrati mensilmente da momenti di monitoraggio individuale e collettivo al Campus Luigi Einaudi in cui affrontare le questioni comuni e di organizzazione. Moussa (nome di