La rotta balcanica ha fra le sue tappe Trieste e, in misura minore, Gorizia. La destinazione finale (desiderata) non è quasi mai l’Italia ma bensì il nord Europa. E comunque dopo un’estate di qualche decina di arrivi si parla subito di invasione.
I numeri sono effettivamente in aumento, e un ruolo cardine l’ha giocato, come ogni anno, la stagione estiva. Sono infatti stimati in 5mila gli afghani e gli iracheni che da mesi stazionano nei campi di Biha e Velika Kladuša nel nord della Bosnia e che aspettano il momento propizio per tentare di entrare nell’UE e alcuni fra loro sono effettivamente arrivati a Trieste.
A causa dell’aumento del numero di persone in entrata in Friuli Venezia Giulia l’assessore regionale alla sicurezza Roberti ha fatto dichiarazioni circa la necessità di sospendere Schengen. Dichiarazioni quanto mai fuori luogo in quanto, come riporta un comunicato dell’ICS, “Non c’è in regione e a Trieste alcuna emergenza, perché i pur numerosi arrivi di richiedenti asilo vengono gestiti ogni giorno con ordine e professionalità da parte di tutti i soggetti istituzionali e associativi coinvolti nel sistema dell’accoglienza diffusa”
Sia Don Alessandro Amodeo, direttore diocesano della Caritas di Trieste, che Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio Italiano di Solidarietà, hanno ribadito che non si tratta di un’emergenza né tanto meno di un’invasione e che le persone stanno trovando un rifugio nei 1.200 posti di accoglienza diffusa allestiti in accordo con la Prefettura.
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