Oggi l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, amministratore apostolico per la Diocesi di Susa, e il prefetto Claudio Palomba salgono a Oulx per incontrare le realtà impegnate nell’accoglienza dei migranti “in transito” verso la Francia e i sindaci della zona. Sono aumentate a 80-100 ogni notte le persone da ospitare in questo periodo in valle: fra loro sempre numerose le famiglie che arrivano dalla rotta balcanica. Ma le risorse che il ministero dell’Interno starebbe per mettere in campo per il nuovo progetto (180 mila euro) basterebbero solo per pochi mesi.
«Possiamo continuare così ancora per tutto giugno, con i nostri operatori e la rete di volontari non lasciamo fuori nessuno, ma da luglio se le risorse a disposizione saranno quelle dovremo ridurre. Ormai siamo a 80-100 ospiti in valle ogni notte, sono settimane che non scendiamo sotto i 60-70: ovviamente il Rifugio con i suoi 55-60 posti non basta più, ci aiutano il Polo della Croce Rossa a Bussoleno, le suore Missionarie di Susa…».
A parlare con Vie di fuga è don Luigi Chiampo, responsabile del Rifugio Fraternità Massi di Oulx. Le «risorse» sono i 180 mila euro che, ad oggi, il Viminale sarebbe disponibile a stanziare per l’accoglienza dei migranti in transito in Valsusa o respinti ai posti di frontiera di Claviere e Bardonecchia.
(Ci sarebbe) un progetto per due anni
Nei mesi scorsi la fondazione Talità ONLUS che gestisce il RIfugio, l’ONG Rainbow for Africa, la Croce Rossa di Susa e tre Comuni hanno presentato al ministero dell’Interno, tramite la Prefettura di Torino, un progetto da 900 mila euro con un respiro di due anni. Gli obiettivi: offrire presso il Rifugio Fraternità Massi un’apertura di 24 ore su 24 con operatori, vitto, un’assistenza sanitaria dignitosa e la necessaria separazione fra ospiti singoli e famiglie (in momenti di forte afflusso utilizzando anche il Polo della Croce Rossa di Bussoleno e facendo ricorso all’ospitalità delle Missionarie di Susa); e continuare a garantire un’assistenza di base nelle località di frontiera con la Francia.
Un progetto per due anni, perché il flusso di migranti provati, fragili e “vulnerabili” che cercano di attraversare le Alpi non si ferma mai, anche se può essere discontinuo. Ma anche per due lunghi inverni di montagna, cioè i periodi in cui tentare il passaggio senza vestiti e scarpe adeguate, senza un consiglio di prudenza, senza chance di soccorso in mezzo alla neve, di notte, può costare la vita: quest’anno quattro migranti stanchi, sfiniti o semiassiderati sono stati soccorsi sulle montagne sopra Claviere ancora alla fine di aprile.
Con i 180 mila euro dei fondi ministeriali per le “emergenze”, invece, si rischia di arrivare solo fino al prossimo ottobre.
“È arrivata una famiglia, sono in dieci…”
Dopo lo sgombero, a marzo, della casa cantoniera occupata di Oulx, il Rifugio Fraternità Massi, sostenuto in gran parte da fondi del privato sociale e da una rete di volontari, è rimasto in alta valle l’unica struttura di accoglienza per i migranti di passaggio, che nel frattempo non sono certo diminuiti. Anzi, com’era prevedibile, la bella stagione ha fatto crescere ancora di più i numeri. Mentre l’ultimo progetto per l’attività del Rifugio è scaduto ufficialmente ad aprile.
«In questo periodo le persone in arrivo dalla rotta balcanica si confermano come le più numerose, forse sette su 10, e sono tante, davvero tante le famiglie – testimonia don Chiampo –: ne è appena arrivata una afghana con i due genitori e otto bambini». Ma c’è sempre anche la presenza di giovani migranti che hanno lasciato l’Africa sulla rotta del Mediterraneo centrale. «Tutti sanno che, tentativo dopo tentativo, prima o poi il confine francese riusciranno a passarlo».
In tutto il 2020 la Croce Rossa di Susa ha osservato, informato o assistito in alta valle 1.415 migranti. Nel gennaio 2021 236, a febbraio 330, poi a marzo, il mese dello sgombero della cantoniera occupata, ben 788 e ad aprile 1.132. I dati di marzo e aprile non indicano necessariamente un’impennata del flusso di persone in valle, perché i numerosi migranti accolti nella casa cantoniera sfuggivano al monitoraggio della Croce Rossa. Ma rivelano tutto il “peso” di accoglienza che da un giorno all’altro è caduto sulle spalle del Rifugio Massi.
Appuntamento a Oulx
Oggi l’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, amministratore apostolico per la Diocesi di Susa, e il prefetto Claudio Palomba salgono a Oulx per incontrare le realtà impegnate in questo servizio e i sindaci della zona.
Dice con rispetto ma anche con convinzione Michele Belmondo, responsabile dei progetti d’emergenza della Croce Rossa di Susa: «Speriamo che, con l’aiuto del vescovo, le istituzioni capiscano la situazione e che non è più possibile lavorare così, senza una forte assunzione di responsabilità pubblica, in particolare dopo che all’inizio della primavera le autorità hanno deciso di sgomberare la casa occupata».
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