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Archivio Month: Aprile 2012

Salute e rifugiati: problemi complessi, risposte coordinate

Si chiama Salut-Are ed è un progetto che si propone di migliorare i servizi socio-sanitari a cui accedono i richiedenti asilo o i titolari di qualche forma di protezione internazionale.

Per evitare un’altra Rosarno

Da otto mesi attendono i fondi della Protezione civile per l’accoglienza delle persone inserite nella cosiddetta “Emergenza Nord-Africa” che è stata prorogata per tutto il 2012. Da otto mesi gli enti locali e i diversi soggetti gestori dei progetti di accoglienza devono anticipare le spese per le persone accolte in un momento in cui tagli ai bilanci e crisi mettono in difficoltà le amministrazioni del territorio. Eppure l’articolo 10 della convenzione Opcm 3933-2011 della presidenza del Consiglio dei ministri recita: “Il soggetto attuatore liquiderà dietro presentazione di fattura le prestazioni entro 30 giorni e non oltre 60 giorni”. Domenico Lucano e Giovanni Manoccio, rispettivamente sindaci dei comuni calabresi di Riace e Acquaformosa hanno scritto ad Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, per portare alla luce una situazione insostenibile. D’altra parte proprio l’esperienza di accoglienza dei rifugiati e richiedenti asilo di queste due amministrazioni locali è presa ad esempio in tutta Europa perché ha saputo trasformare questo fenomeno in momento di sviluppo e crescita del territorio, oltre che di integrazione e convivenza pacifica. Ma senza i fondi previsti e dovuti, è difficilissimo sostenere il tutto. Il problema non è solo legato alle risorse economiche. Scrivono i due sindaci: “In Calabria si rischiano altre ‘Rosarno’, per il ritardo nelle convocazioni dei richiedenti asilo e per i dinieghi che in questo momento superano il 70% delle richieste, facendo diventare questi migranti facile preda della criminalità organizzata”. Le rivolte in Nord-Africa e il susseguente arrivo di migliaia di persone in fuga

“Gente di Dublino”: quando i diritti passano per uno spot

«Cerchi asilo?», «Conosci Dublino… e i tuoi diritti?». Al via la campagna di comunicazione del Cir sul Regolamento Dublino II. Nei giorni scorsi è stato proiettato un primo spot nella rete della società Centostazioni.

Rinascere in Africa

  Cariste Soh Maoubé  La Trappola  – L’odissea dell’emigrazione, il respingimento, la rinascita  Infinito Edizioni – 2012  Il suo sogno si chiama Mbeng, Europa. Una fortezza che Clariste vuole violare per inseguire un sogno, il sogno di una vita migliore, il sogno di fuggire da un Camerun dove non vede futuro. Clariste Soh Maoubé ha deciso di raccontare in un libro questa sua storia. Il titolo dice molto: “La Trappola  – L’odissea dell’emigrazione, il respingimento, la rinascita”, un testo che ha scritto per una casa editrice del Mali e che ora è stato tradotto in Italia da Max Hirzel per Infinito Edizioni. Clariste porta con sé il calcio, il football, che lei pratica e con il quale pensa di poter avere un futuro in Francia, oltre il grande blu del mare. Clariste non si arrende di fronte a filo spinato, pallottole e violenza. La sua odissea dura otto anni e settemila km, interrotta a un passo da Ceuta, la porta d’accesso alla fortezza. Ma la storia di Clariste diventa anche un grande romanzo di formazione perché lei torna all’Africa e lì ritrova una sua dimensione, ritrova quel futuro che pensava di non avere più. Può, forse, essere l’immagine di una nuova generazione di giovani africani, pronta a ricostruire l’Africa e a trovare un nuovo modo per viverla.   Clariste Soh Maoubé sarà presente in maggio in diverse città italiane a presentare il suo libro. http://www.youtube.com/watch?v=CGoJoOtog8g&feature=relmfu (breve stralcio di una video intervista realizzata l’anno scorso da Max Hirst a Bamako)

Nel mare i coccodrilli, ma sulla frontiera? Intervista a Fabio Geda

Nell’ultimo romanzo dell’autore di “Nel mare ci sono i coccodrilli” debutta in letteratura un’ “agenzia per la gestione delle frontiere esterne” dell’Europa.

AAA ingresso protetto cercasi. A vantaggio di tutti

Il 90% dei richiedenti asilo non riesce a raggiungere l’Europa in modo regolare a causa del regime dei visti e dei controlli alle frontiere. Ma secondo un rete di organismi di cui fanno parte il Cir e l’Ecre, si può migliorare questa situazione con una strategia di adeguamento normativo e di sensibilizzazione in 4 “passi”.

Mare Chiuso

Film documentario di Stefano Liberti e Andrea Segre, prodotto da ZaLab con il sostegno di Open Society Foundations in collaborazione con JoleFilm Tra il maggio 2009 e il 2010 diverse centinaia di migranti africani sono stati intercettati nel canale di Sicilia e respinti in Libia dalla marina militare e dalla guardia di finanza italiana; in seguito agli accordi tra Gheddafi e Berlusconi tutte le barche dei migranti venivano sistematicamente ricondotte in territorio libico, dove non esisteva alcun diritto di protezione e la polizia esercitava indisturbata varie forme di abusi e di violenze. Non si è mai potuto sapere ciò che realmente succedeva ai migranti durante i respingimenti, perché nessun giornalista era ammesso sulle navi e perché tutti i testimoni sono poi stati destinati alla detenzione in Libia. Nel marzo 2011 con lo scoppio della guerra in Libia, tutto è cambiato. Migliaia di migranti africani sono scappati e tra questi anche profughi etiopi, eritrei e somali che erano stati precedentemente vittime dei respingimenti italiani e che si sono rifugiati nel campo UNHCR di Shousha in Tunisia, dove li abbiamo incontrati. Nel documentario sono loro a raccontare in prima persona cosa vuol dire essere respinti; sono loro a descrivere esattamente cosa è accaduto su quelle navi. Sono quelle testimonianze dirette che ancora mancavano e che mettono in luce le violenze e le violazioni commesse dall’Italia ai danni di persone indifese, innocenti e in cerca di protezione. Una strategia politica che ha purtroppo goduto di un grande consenso nell’opinione pubblica italiana, ma per

Una patente per l’integrazione

Automunito e milite esente, si diceva una volta quando si cercava lavoro. Per il militare non è più un problema e un’auto, la si rimedia sempre. Ma non per tutti è così facile. Anzi. Spesso è proprio la patente di guida a essere un ostacolo insormontabile, più ancora dell’auto. E’ quanto talvolta accade ai rifugiati politici per i quali la possibilità di usare l’auto potrebbe rappresentare un elemento importante per la ricerca di un lavoro e quindi per il raggiungimento di autonomia, integrazione e stabilità.E’ a partire da queste premesse che l’Associazione romana Prime Italia, un associazione di volontariato che dal 2009 si occupa dei diritti di rifugiati politici e richiedenti asilo, ha provato a mettere in campo un progetto che faciliti l’ottenimento della patente. In collaborazione con l’Automobile Club di Roma sono così stati attivati nel 2010corsi pratici e teorici gratuiti per 10 rifugiati politici. E’ però vero che proprio da questa esperienza ci si è resi conto che spesso per un rifugiato politico non è facile frequentare un corso di scuola guida e sostenere un esame: sorgono inevitabilmente problemi nel confrontarsi con i test, difficoltà a familiarizzare con un linguaggio tecnico e specialistico e talvolta anche con lo strumento stesso del quiz. I tempi di permanenza nei corsi si allungano, mentre un ricambio più rapido permetterebbe a un maggior numero di rifugiati di avere accesso a questa opportunità.  Così, Prime Italia ha deciso di dar vita a un corso di pre-scuola guida per formare i ragazzi con una

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

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