In un momento in cui molto si parla di accoglienza diffusa in tutti i comuni d’Italia e di ampliamento dello SPRAR, riportiamo il caso ormai mediatico di uno dei paesini che per anni ha praticato l’accoglienza non solo come “dovere civico”, ma anche per rilanciare la propria economia cittadina e ripopolarsi: Riace. Riace – foto di Nicola Zolin dal reportage sul Corriere della Sera Riace, comune situato sulla costa jonica calabrese, è divenuto ormai molto famoso a livello mediatico italiano e internazionale, tanto da dare il nome all’omonimo modello di accoglienza. Dal sito del comune si può constatare che il numero di abitanti si attesta sui 1.726, mentre il numero di persone residenti di origine straniera è sui 400. Dal 1998 ad oggi: lo sbarco dei curdi e la reinvenzione della cittadina come “paese d’accoglienza” Dalle numerose interviste al sindaco, Domenico “Mimmo” Lucano, si scopre che tutto iniziò nel lontano 1998, anno in cui per la prima volta sbarcarono a Riace circa 300 curdi in fuga dalla guerra. “Forse questo è l’episodio che ha segnato tutto il futuro, e che ha riguardato me, la mia storia, però non è questo l’importante, perché ha riguardato la storia di una comunità, di un paese che si stava spegnendo, che stava scomparendo” racconta Mimmo Lucano nel breve documentario “Il Volo” (regia di Wim Wenders, 2010) ispirato alla storia di Riace. Il sindaco parla di un senso di solitudine, in particolare durante l’inverno, di scuole che stavano chiudendo, di emigrazione della popolazione locale al