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Danimarca: due buone pratiche con i rifugiati

Alcuni rifugiati cucinano nella sede di Abitanti amichevoli, a Copenaghen. (Janne Hieck)
Alcuni rifugiati cucinano nella sede di Abitanti amichevoli, a Copenaghen. (Janne Hieck)

La Danimarca è da sempre fra le mete più ambite dai richiedenti asilo in arrivo in Europa. Ma non sempre un quadro legale favorevole basta a creare accoglienza e integrazione, a volte serve l’iniziativa di un operatore sensibile o l’apertura mentale di un giornale.

Nel 2014 la Danimarca ha accolto quasi 15.000 richieste di asilo, più del doppio dell’anno precedente. Secondo Mads Nygard, un ex operatore di un centro d’accoglienza danese, i richiedenti asilo restavano isolati nelle loro strutture. Nessun contatto con la popolazione residente, nessuna integrazione reale e tutto questo perché i danesi stessi non sapevano come relazionarsi e come avvicinarsi ai migranti.

Da qui nasce un’idea, concepita dallo stesso Nygard: creare una piattaforma d’incontro on line, dove far convergere esperienze, bisogni, capacità e dove poter attivare iniziative di volontariato. La piattaforma, battezzata Abitanti amichevoli, ha avuto molto successo, sono nati veri e propri gruppi di volontariato in tutto il paese e sono migliaia le persone che hanno espresso vicinanza al progetto. Ad esempio Apolline Barra, francese, emigrata in Danimarca due anni fa, ha contribuito a creare una biblioteca per il centro di accoglienza di Hjørring. “Abbiamo lanciato un appello su Facebook e sono arrivati libri da tutto il mondo, per esempio dal Marocco, dal Canada, dalla Russia, dalla Norvegia”.

Un’iniziativa più breve, durata effettivamente un giorno, è stata realizzata lo scorso ottobre e ha avuto come protagonisti un gruppo di 12 richiedenti asilo e rifugiati, giornalisti professionisti nei propri paesi di origine. Un quotidiano progressista, Dagbladet Information, li ha lasciati alla guida della testata per un giorno, lasciando che si occupassero dei contenuti e parlessero direttamente alla Danimarca. L’obiettivo era quello di presentare ai danesi un’immagine radicalmente diversa delle migliaia di richiedenti asilo che bussano alla porta dell’Europa.

L’articolo di copertina del giornale, scritto da un giornalista proveniente dal Kurdistan iracheno, si occupava delle conseguenze del fatto che due terzi dei rifugiati che vengono in Europa sono uomini e di ciò che significa per le donne che vengono lasciate nei luoghi d’origine. Il numero speciale di Dagbladet Information, raccontava anche il saccheggio del patrimonio storico siriano da parte dei jihadisti dello Stato islamico. Purtroppo il sito del giornale è solo in danese ma per chi volesse curiosare un po’ può farlo cliccando qui.

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