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Europa, il summit del volontariato e dei “consigli”

Consiglio Europeo del 28-29 giugno: accordo doveva essere e accordo è stato. L’accordo del volontariato e dei “si dovrebbe”. Vale a dire del poco…

Bruxelles, il Consiglio del 28-29 giugno (foto Consiglio Europeo).

 

“Attenti. Ne avete chiacchierato amabilmente mentre loro affogavano davanti alle tavole imbandite dei vostri vertici. Così: numeri, piccole battaglie diplomatiche, la limatura geniale e grottesca di un aggettivo, volontario, non volontario, destini umani. Attenti, perché i morti sono implacabili. Con i vivi si può essere avari, ma con i morti no. Dove sono le vie d’uscita per aggirarli, per fare finta che non esistano?” (D. Quirico, La Stampa, 30 giugno 2018).

Tutti “soddisfatti”, ci mancherebbe. Salvo poi riportare in patria interpretazioni contraddittorie. Alla fine, meglio che niente: accordo doveva essere e accordo è stato. L’accordo del volontariato e dei “si dovrebbe”. Cioè del poco.

Dal comunicato finale del Consiglio Europeo del 28 giugno conclusosi faticosamente il 29, nella notte: «Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale – si legge al punto 3 – dovrebbero essere maggiormente intensificati gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri Paesi».

“Piattaforme” (vale a dire?)  Al punto 5: «Il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l’UNHCR e l’OIM. Tali piattaforme (campi? O centri hotspot? Ma comunque ben fuori dei confini dell’Unione, sia pure anche con l’obiettivo di combattere trafficanti e viaggi pericolosi, ndr) dovrebbero agire operando distinzioni tra i singoli casi, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza che si venga a creare un fattore di attrazione».

Viva il volontariato  «Nel territorio dell’UE coloro che vengono salvati a norma del diritto internazionale – si legge al punto 6 – dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell’UE, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino».

Mentre nell’ambito del partenariato con l’Africa (punto 8), «particolare attenzione dovrebbe essere prestata all’istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all’innovazione, al buon governo e all’emancipazione femminile».

Indicativi coraggiosi – Ovviamente nel documento finale del Consiglio europeo qualche coraggioso indicativo c’è. Ne spiccano due in particolare. Uno è un chiaro avvertimento, ora con il sigillo europeo, alle ONG (al punto 3, lo stesso degli sforzi anti-traffico che dovrebbero essere intensificati): «Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica». Un endorsement alle maniere spicce e verbalmente repellenti con cui il neo-governo italiano sta liquidando l’esperienza dei salvataggi in mare non governativi (operazione peraltro avviata dal governo precedente).

Il secondo indicativo è per il regolamento “Dublino III”: «È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà».  Cioé non si sa quando, forse mai.

I “12 punti” del 28-29 giugno

Alla voce Migrazione, il documento uscito dal Consiglio europeo del 28 giugno (clicca qui per la versione integrale) comprende 12 punti: 1. Necessità di un approccio globale; 2. Necessità di non tornare alla “crisi” del 2015; 3. Contrasto traffici e “avvertimento” ONG; 4. Mediterraneo orientale; 5. “Piattaforme” nei Paesi terzi; 6. Centri sorvegliati nei Paesi membri, ricollocazione e reinsediamento: il tutto su base volontaria; 7. Finanziamento Turchia e Fondo fiduciario per l’Africa; 8. Partenariato con l’Africa; 9. Finanziamento contro la migrazione “illegale”; 10. Controllo frontiere e rimpatri; 11. Contrasto dei movimenti secondari di richiedenti asilo negli Stati membri; 12. Riforma del sistema europeo comune di asilo. 

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