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Rotta balcanica. Ultima fermata. Il documentario

La rotta balcanica non è in quarantena. Ogni giorno è percorsa da migranti che cercano di entrare in UE, ovviamente anche in questi giorni di frontiere bloccate e mobilità vietata. Rotta balcanica. Ultima fermata la racconta ma si sofferma anche su Trieste, città di frontiera e di accoglienza.

Trieste è l’ultima fermata o la prima tappa di un nuovo viaggio per chi decide di non restare in Italia. E sono molti. Rotta Balcanica. Ultima fermata è un breve documentario che, come spiega Gianfranco Schiavone “permette di ricostruire il senso dell’esperienza triestina dell’accoglienza e della protezione dei rifugiati che non è e non è mai stata, negli ultimi 20 anni, una scelta di buona prassi […] bensì una scelta politica e sociale precisa finalizzata a realizzare un modello di de-istituzionalizzazione del sistema dell’accoglienza in tutti i suoi aspetti”.

Il documentario segue la linea delle interviste per approfondire ciò che succede nel capoluogo triestino, come la città viva l’accoglienza (piuttosto freddamente), come si sia strutturato un sistema diffuso di case e appartamenti (riconesso idealmente all’esperienza basagliana dall’antropologa Roberta Altin), ma anche cosa succeda al di là della frontiera (soprattutto le atrocità commesse dalla polizia croata).

Il regista e autore del documentario è Davide Ludovisi e così introduce il suo lavoro non potendolo presentare pubblicamente:

“Alla fine di febbraio ho realizzato un breve documentario. Volevo provare a capire e allo stesso tempo raccontare un fenomeno che almeno in maniera indiretta, in un modo o nell’altro, ci riguarda tutti: le migrazioni, soprattutto quelle della cosiddetta “rotta balcanica”. Poi è arrivato il nuovo coronavirus. Una tragedia che ci sta colpendo tutti, alcuni più di altri, evidentemente. Una tragedia che in questo momento sta toccando soprattutto l’Italia ma che è a tutti gli effetti un fenomeno storico e sociale di portata mondiale.

Pensavo di aspettare un po’ prima di rendere pubblico questo video, perché oggettivamente tutti noi abbiamo la testa altrove, è difficile non pensare ad altro se non a questo maledetto virus. Ma forse invece è anche l’occasione per riflettere proprio su cosa significa percorrere un tragitto di migliaia di chilometri a piedi per finire in un continente in quarantena. Perché, che ci piaccia o no, il fenomeno della rotta balcanica continua e continuerà. Tanto vale conoscerlo un po’ meglio.

Al link FB sotto indicato:

 

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