È ormai avviato l’iter di conversione in legge del DL 130 di riforma dei decreti sicurezza. Ma “smontarli” definitivamente non basterà, perché è necessario un nuovo Testo unico in materia di immigrazione: alla tavola rotonda dell’assemblea nazionale di IoAccolgo lo ha sostenuto anche il viceministro Matteo Mauri. DL 130, le osservazioni e le proposte dell’ASGI. Primo decreto sicurezza e accoglienza, due anni dopo: per Openpolis e ActionAid, un bilancio di inefficienza e (oggi) di rischio sanitario a causa dei “grandi centri”.
Smontare i decreti sicurezza, certo: si è iniziato a farlo, adesso bisogna proseguire e arrivare a una (non scontata) conversione in legge. Ma non basta e non basterà, perché è necessaria e urgente una riforma generale in materia di immigrazione: è quanto è emerso, a più voci, dalla tavola rotonda che si è tenuta nei giorni scorsi durante l’assemblea nazionale della campagna IoAccolgo.
Lo ha riconosciuto fra gli altri anche il viceministro dell’Interno Matteo Mauri. «La regolarizzazione che abbiamo fatto e lo “smontaggio” dei decreti sicurezza rappresentano una prima fase – ha detto nel suo intervento -. Abbiamo evitato gli effetti negativi di alcune scelte, abbiamo aggiunto qualcosa in più che non c’era neanche prima. Ma la regolarizzazione, che pure è stata importante, di per sé è una sconfitta. Perché se in tot anni questo Paese ha avuto bisogno di otto regolarizzazioni (fra l’altro le più grosse le ha fatte il centrodestra…), c’è qualcosa che non va: c’è un sistema che produce irregolarità, che sembra pensato per produrre irregolarità e di conseguenza illegalità».
Così, ha affermato Mauri, «l’unica cosa da fare è prendere questo sistema che costringe di continuo a “rincorrere” e stravolgerlo completamente. Bisogna rimettere mano alla legge “Bossi-Fini”: è necessario e nell’interesse di tutti, anche dell’Italia e degli italiani. O meglio, il punto è rifare un nuovo Testo unico per la gestione delle politiche migratorie. Una legge aggiornata rispetto ai cambiamenti che il fenomeno ha registrato nel tempo».
Più avanti Mauri ha come tracciato una sorta di “agenda” per il governo Conte II. «Certo è più facile smontare un meccanismo che ha prodotto danni che costruire una cosa così complessa. Ma non sto gettando la palla in tribuna. Abbiamo fatto la regolarizzazione. Adesso bisognerà migliorare e riuscire a convertire il decreto 130, cosa che non sarà così banale. Ma subito dopo dovremo riprendere il discorso della cittadinanza e poi rimettere mano al cantiere della “Bossi-Fini”».
A questo punto la moderatrice della tavola rotonda di IoAccolgo, la giornalista Annalisa Camilli, ha chiesto al viceministro se su questa sorta di impegnativa roadmap c’è già un accordo dentro il governo, e se si prevedono già dei tempi. «No, in questo momento non c’è nessun accordo – ha ammesso Mauri -. C’è una riflessione trasversale che sta contaminando tanti, ma non c’è ancora un tavolo attorno a cui discutere. Spero che, anche in maniera riservata, ci si arrivi il prima possibile. Le emergenze che ci si presentano a due a due ogni giorno certo non aiutano, ma possiamo lavorare anche in emergenza».
Dal cantiere di riforma dei decreti sicurezza (& dintorni)♦ Oggi in Commissione Affari costituzionali alla Camera si sono tenute alcune audizioni per l’iter di conversione del DL 130 del 21 ottobre di riforma dei decreti sicurezza del 2018 e 2019. Sono intervenuti la presidente della Commissione nazionale asilo Sandra Sarti, due docenti universitari e rappresentanti dell’UNHCR, dell’ANCI e dell’ASGI. Quest’ultima ha presentato una serie di osservazioni e proposte contenute in un documento dal titolo Alcune luci e molte ombre nel decreto-legge n. 130/2020 in materia di immigrazione e asilo: è indispensabile fare subito modifiche importanti. ♦ Openpolis e ActionAid hanno pubblicato oggi una nuova analisi della serie “Centri d’Italia”, dal titolo Il sistema a un bivio. «Dopo due anni dall’approvazione del [primo] decreto sicurezza – vi si legge – è stato possibile verificare concretamente alcuni degli effetti prodotti sul sistema di accoglienza. L’impostazione… era chiara fin da subito e molti dei suoi effetti erano facilmente prevedibili. Ad oggi però possiamo dire che, a fronte delle enormi difficoltà incontrate nell’assegnazione dei bandi, il decreto sicurezza ha fallito anche da un punto di vista strettamente pratico. Circa un terzo delle prefetture Italiane infatti hanno incontrato problemi ad assegnare i posti in accoglienza. Una situazione che, anche in un momento in cui il numero di sbarchi rimane contenuto, non può essere ignorata». Quanto al problema dei “grandi centri“, esso «oggi si rivela, fra le altre cose, un problema di salute pubblica. Le grandi strutture infatti non sono più solo una preoccupazione per chi le vive e per le comunità adiacenti. Diventano anche luoghi in cui la presenza di centinaia di persone aumenta il rischio di contagio da coronavirus». Per Openpolis e ActionAid, «ciò che sembra essere assente è un coordinamento e un piano strutturato per la primissima accoglienza e per il passaggio sicuro ad altre strutture, che certo non si realizza con le “navi quarantena”». Cliccare qui per l’analisi completa. |
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